Sarà depositato oggi il ricorso dei legali Gennaro Lettieri e Antonio Zecchino, in rappresentanza della Provincia di Teramo, contro il provvedimento con cui il GIP Marco Procaccini ha rigettato integralmente l’istanza di dissequestro del Liceo Classico “Melchiorre Delfico”. Una decisione che ha accolto la linea del PM Davide Rosati e del Comitato Tecnico Amministrativo (CTA) del Ministero delle Infrastrutture, secondo cui la verifica di vulnerabilità sarebbe “incompleta e non condivisibile”.
Il ricorso contesta punto per punto le valutazioni tecniche poste a sostegno del mantenimento del sequestro, sostenendo che non emergono pericoli strutturali tali da giustificare la chiusura dell’edificio.
Il provvedimento di rigetto: la posizione del GIP e del PM
Nel provvedimento dell’11 novembre, il GIP Procaccini ha fatto proprie le conclusioni del PM Rosati, secondo cui permangono le esigenze specialpreventive legate al presunto pericolo di crollo.
Tra le principali criticità sollevate dal CTA e recepite dal giudice figurano:
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la presunta mancanza di un rilievo geometrico strutturale completo;
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la non chiara definizione del modello strutturale utilizzato nelle analisi;
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incertezze sulle fondazioni dell’edificio;
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una conoscenza ritenuta incompleta degli orizzontamenti dei solai;
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l’assenza di una relazione complessiva e interpretativa delle indagini;
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l’assenza della firma del geologo sulla relazione geologica;
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la mancata produzione delle verifiche sulle vulnerabilità locali;
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il mancato raggiungimento dell’indice sismico 0,6 ritenuto necessario anche nello stato attuale dell’edificio.
Le contestazioni della Provincia: “Analisi complete e nessun rischio di crollo”
La memoria tecnica firmata dall’ingegnere Alfonso Marcozzi ribalta completamente la lettura del CTA.
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Il rilievo geometrico sarebbe completo
La Provincia documenta rilievi laser scanner, ortofoto e tavole metriche coerenti e sovrapponibili al modello di calcolo. La distinzione tra rilievo architettonico e strutturale, nel caso di edifici in muratura, viene definita priva di fondamento. -
Le indagini strutturali sarebbero esaustive
La documentazione contiene saggi, indagini materiche, prove di carico, verifiche di ammorsamento e caratterizzazioni dei materiali. Tutto quanto richiesto per il livello di conoscenza LC3, che il CTA non ha contestato. -
Le prove di carico confermano la sicurezza dei solai
Le deformazioni residue rilevate variano tra 0,01 e 0,14 mm, valori definiti del tutto trascurabili. La verifica sperimentale confermerebbe la piena rispondenza tra modello teorico e comportamento reale. -
Fondazioni e struttura lignea: verifiche presenti
La Provincia afferma di aver prodotto tutte le prove necessarie, comprese quelle geologiche e geotecniche. L’assenza della firma olografa del geologo viene motivata dal fatto che la documentazione ufficiale è firmata digitalmente. -
Rapporto di prova e certificato: nessuna irregolarità
Il CTA ha contestato l’assenza dei “certificati” di prova, ma la normativa richiede solo che le prove siano effettuate da un laboratorio autorizzato. I laboratori art. 59 del DPR 380/2001 emettono ordinariamente rapporti di prova, pienamente validi ai fini legali. -
L’indice sismico 0,6 non è richiesto per l’uso dell’edificio
La Provincia sottolinea che lo 0,6 è un valore-obiettivo da raggiungere dopo gli interventi di miglioramento, non una soglia minima per l’esercizio dell’edificio. Sostiene inoltre che la Cassazione ha già chiarito che valori inferiori non implicano automaticamente la chiusura dell’edificio.
Il cuore del ricorso: “Il sequestro non ha più ragion d’essere”
La strategia difensiva dei legali Lettieri e Zecchino si fonda su alcuni punti chiave:
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Non esistono pericoli strutturali attuali, né rischio di crollo.
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Le criticità rilevate non riguardano aspetti essenziali della sicurezza.
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Molte osservazioni deriverebbero da una lettura incompleta della documentazione.
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Il provvedimento non motiverebbe adeguatamente il mantenimento del sequestro a fronte della nuova mole di dati prodotti.
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L’interpretazione dei criteri sismici sarebbe contraddittoria e non in linea con la normativa.
Un caso che può fare scuola.
La vicenda del Delfico sta assumendo un rilievo nazionale perché pone una questione cruciale: quando un edificio scolastico può essere dichiarato inagibile per vulnerabilità sismica?
E soprattutto: qual è il confine tra valutazione tecnica e intervento giudiziario?
L’esito del ricorso potrebbe incidere non solo sul futuro del Liceo Delfico, ma anche sulla gestione delle verifiche sismiche di molte scuole italiane ed edifici pubblici.
Elisabetta Di Carlo

