
C’è chi lo pensa, ma non lo dice. Chi lo pensa e lo dice. Chi lo pensa, lo dice e accusa. Dal Consiglio doppiamente saltato, la gianguideria sembra essere d’accordo su una sola cosa: «…è colpa di Camillo D’Angelo», e piega anche perché «…tutto è successo solo perché vuole un assessorato per Bartolini».
A fare la parte del cattivo, dello sfasciacoalizioni e, soprattutto, di quello che per una poltrona in più farebbe fadere un Comune, Camillo D’Angelo non ci sta e, con grande calma, ai microfoni di certastampa, intervistato da Elisabetta Di Carlo offre la sua lettura dei fatti:
«…è una strumentalizzazione poco corretta e poco educata. non abbiamo mai avanzato richieste o pressioni su incarichi o sedie, siamo sempre stati leali Non tutti possono dire la stessa cosa, ricordo ad esempio la vicenda del Delfico, dove strumentalmente qualcuno è si è assentato. Noi siamo tre non siamo cinque, quindi la colpa non è non può essere assegnata solo il gruppo di "in Comune per te” e questo già mi sembra una risposta. Quindi certe considerazioni vanno rimandate al mittente mi dispiace vedere anche comunicati fatti da da parte della maggioranza e ricordo che quando qualcosa non va la colpa non va trovata altrove, ma in se stessi nella propria gestione, quindi evidentemente qualcuno dovrebbe fare delle analisi…».
Quindi restate lealmente in maggioranza?
«Non abbiamo mai avuto nulla contro questa amministrazione e rimaniamo in maggioranza continueremo a votare con la maggioranza finché questa maggioranza ci sarà E sicuramente non metteremo sul piatto del comune o della gestione del comune, questioni che non riguardano l'amministrazione di Teramo come qualche volta sembra che accada; certo, questa è una maggioranza molto eterogenea dove le guide o i rappresentanti dei gruppi dovrebbero ragionare prima di degli interessi politici e soprattutto di opportunità politiche future, dovrebbero ragionare dei progetti della città, credo che si parli troppo poco di argomenti, troppo poco di temi, troppo poco di progetti e troppo spesso di interessi di qualcuno. Questo è il male della politica non bisogna strumentalizzare le azioni che si fanno per se stessi e per i propri figli. Quando si perde di vista il messaggio e il progetto comune, quando si perde di vista il motivo per il quale una persona o un gruppo si candida ad amministrare una città lì iniziano a nascere problemi mai per nessun altro motivo nascono i problemi se non per per per anteporre interessi personali a quelli della collettività».
E il rimpasto?
«Io ho una visione diversa della gestione dei sindaci in generale per me i sindaci possono fare gestire tutti i rimpasti che vogliono. Perché loro decidono come deve essere organizzato l'esecutivo, perché l'esecutivo è a stretto contatto del sindaco, quindi se decide di fare il rimpasto, lo farà spero per modificare l'assetto della giunta. Per me sono troppi o troppo pochi quando le cose non vanno, quindi bisogna guardare i risultati prima ancora diciamo della della giunta, i rimpasti devono essere funzionali al risultato e non ad accontentare qualcuno che batte i piedi e di certo come detto, non siamo noi quelli che battono i piedi».
Non è un momento facile per questa amministrazione…
«La strada non è al momento diciamo così rettilinea e avendo in campo molti progetti è normale che ci siano molte richieste, però sicuramente alla fine dopo il secondo mandato dopo 10 anni il sindaco gestisce una città e soprattutto, per il fatto che lui non può ricandidarsi dei movimenti naturali, come sempre accade, ci sono ci saranno soprattutto alla fine, quando molti magari di questa maggioranza dovranno proporre la propria candidatura».
I suoi rapporti con Sandro Mariani e Giovanni Cavallari, come sono oggi?
«Buoni, come detto più volte: Sandro, secondo me ha una buona figura per questa città, io non mi sento sopportato da loro, perché in realtà io vivo di progetti e di idee, quindi qualora loro vogliano sposare e credo, spero che lo faranno i progetti e le idee potranno far parte di un grande lavoro che stiamo pensando per tutto il territorio. Certo è che non tutti devono per forza. diciamo contrarre al matrimonio quando non sono convinti, quindi ognuno deve stare nel luogo in cui si sente più a casa in cui si sente più a suo agio con ciò che intende fare per il territorio, ognuno deve stare con le persone che possono percepire come parte integrante del proprio gruppo».
A proposito di Regione, sempre convinto di candidarsi alla Presidenza?
«Noi lavoriamo sempre per il territorio, su tutti i comuni per la Provincia, la Regione ha grandissime difficoltà come tutti i dati mostrano, ma anche il nostro territorio deve poter risalire la chima. Purtroppo non abbiamo una un territorio che può competere con gli altri, non solo regionali ma anche italiani e questo purtroppo è figlio di una politica non degli ultimi anni che non è stata sufficientemente lungimirante».
Qualcuno l’accusa di essersi autocandidato:
«Tutte le candidature sono autocandidature non penso che ci siano chiamate né dal Papa né dal presidente della Repubblica. In sedi diverse in sedi che sono magari possono essere una bottega, qualcuno le chiama sedi di palazzo. Io preferisco farlo in mezzo alla gente e non nelle stanze dei bottoni dove in 4 o 5 decidono un nome senza capire perché e per come…»

