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Screenshot_2025-12-12_alle_23.28.52.pngLa riforma del sistema idrico abruzzese torna al centro del dibattito politico. Il presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, Lorenzo Sospiri, ieri a margine della "festa" di Toni Di Gianvittorio a Notaresco, parla del Ruzzo e  lancia un avvertimento chiaro: «Senza un cambiamento strutturale nella gestione degli enti, il futuro dell’acqua pubblica potrebbe essere messo seriamente in discussione». Secondo Sospiri il nodo principale è la tenuta degli enti gestori: «Se non reggono – ha spiegato – o riformiamo noi il sistema, oppure lo riformerà il mercato, il governo o, peggio ancora, saranno i cittadini a reagire quando si troveranno a pagare bollette molto alte senza avere acqua». Nel ragionamento del presidente rientra anche il tema dell’agricoltura e della bonifica: «Ci sono tanti agricoltori che cercano l’acqua. L’acqua è il bene più prezioso che abbiamo sull’intera regione», ha sottolineato, chiarendo che la sua prospettiva non riguarda il singolo ente, ma l’intero sistema idrico abruzzese. In questo quadro si inserisce il caso del Ruzzo, al quale la riforma garantisce l’indipendenza gestionale fino al 2031. Un periodo che, secondo il presidente, offre all’ente «tutta la possibilità di consolidare il proprio status patrimoniale» e di dimostrare, attraverso l’autocontrollo, la capacità di continuare nella gestione in house, eventualmente chiedendo una deroga. Nessuna legge “su misura”, però: «Non possiamo fare una legge per il Ruzzo e una legge per l’Abruzzo. Facciamo una legge per l’Abruzzo», ha precisato, aprendo comunque al confronto con gli amministratori e i consiglieri del territorio teramano per individuare soluzioni più efficienti. L’obiettivo dichiarato resta quello di mantenere la gestione dell’acqua in mano pubblica, ma «riformata e più efficiente», con assemblee governate dai sindaci eletti democraticamente.