Nei verbali dei Consigli comunali capita spesso di imbattersi in voci apparentemente innocue: cifre, rimborsi, passaggi tecnici che scorrono senza lasciare traccia nel dibattito pubblico. È quanto stava per accadere anche ad Atri, durante l’ultima seduta consiliare prima delle festività natalizie, quando tra gli ultimi punti all’ordine del giorno compariva l’approvazione di un debito fuori bilancio da poco più di 18mila euro. Una pratica ordinaria, destinata — come tante altre — a essere archiviata tra un voto favorevole della maggioranza e l’astensione dell’opposizione, prima dei rituali auguri di fine anno e del rompete le righe annunciato dal sindaco Piergiorgio Ferretti. Ma questa volta lo schema non ha retto. La somma in questione riguardava il rimborso di oneri assistenziali, previdenziali e assicurativi sostenuti nel corso degli anni da Alessandra Giuliani, assessora comunale e libera professionista. Dal 2018 al 2024, durante l’intero mandato elettivo, quei contributi erano stati versati direttamente dall’interessata. Solo successivamente, anche alla luce di un pronunciamento della Corte di Cassazione arrivato nel luglio 2024, è stato chiarito che tali oneri spettano all’ente locale, chiamato a garantire la copertura previdenziale degli amministratori professionisti anche in assenza di sospensione dell’attività lavorativa. Da qui la necessità formale di procedere al rimborso. Una procedura legittima, fondata su un principio giuridico ormai consolidato, che avrebbe portato nelle casse dell’assessora un bonifico da 18.161,45 euro. Ed è proprio a questo punto che la vicenda assume un carattere del tutto inedito per la storia amministrativa del Comune teramano. Atri, infatti, ha recentemente approvato il ricorso al piano di riequilibrio finanziario pluriennale, una scelta che impone sacrifici e rigore non solo ai cittadini, ma anche a chi governa. Tenendo conto di questo contesto, e ricordando la riduzione volontaria del 25% delle indennità già adottata dagli amministratori comunali, Giuliani ha compiuto una scelta fuori dall’ordinario: rinunciare integralmente al rimborso. La decisione è stata formalizzata con una comunicazione scritta indirizzata al sindaco. Nessun annuncio pubblico, nessuna ricerca di consenso o visibilità. Solo una lettera asciutta, dal linguaggio tecnico, quasi notarile, nella quale l’assessora dichiara l’incompatibilità etica tra il momento finanziario attraversato dall’ente e l’esercizio di un diritto personale. Un gesto raro, soprattutto perché compiuto in silenzio e senza clamore, che ha trasformato quello che doveva essere un passaggio di routine nell’atto più significativo dell’intero Consiglio comunale prenatalizio.

