Alle prime luci dell’alba i Carabinieri della Compagnia di Pescara hanno dato esecuzione a 16 ordinanze di custodia cautelare – 9 in carcere e 7 agli arresti domiciliari – emesse dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Pescara. L’operazione ha interessato Pescara e Montesilvano e ha portato alla luce una vasta rete di spaccio con ramificazioni fino all’Albania.

Il provvedimento scaturisce da una complessa attività investigativa condotta dalla Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara, avviata nel marzo 2024, che ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di numerosi soggetti ritenuti coinvolti, a vario titolo, in un articolato sistema di traffico di sostanze stupefacenti.
L’operazione, denominata “MareMagnum”, prende nome dall’ampiezza dell’area geografica interessata: non solo Pescara e Montesilvano, ma anche altre province del territorio nazionale, con collegamenti diretti con l’Albania, da dove la droga – prevalentemente cocaina – veniva fatta arrivare per rifornire il mercato locale.
L’indagine è partita da mirati servizi di osservazione sul consumo di stupefacenti, con particolare attenzione agli ambienti della cosiddetta “Pescara bene”. Gli approfondimenti hanno progressivamente svelato un tessuto criminale strutturato e radicato, riconducibile a soggetti di nazionalità italiana e albanese, inseriti in una rete di relazioni funzionali al traffico illecito.
Grazie a un’attività investigativa capillare, i militari sono riusciti a ricostruire l’intera filiera dello spaccio, risalendo dai pusher di strada fino ai vertici dell’organizzazione e individuando i principali nodi operativi. Tra i clienti figuravano anche personaggi insospettabili: imprenditori, professionisti – avvocati e medici – titolari di ristoranti ed esercenti, finiti sotto il controllo di un gruppo di spacciatori sempre più organizzato.
Lo smercio della cocaina avveniva soprattutto nei luoghi della movida pescarese, in complessi residenziali di Montesilvano e all’interno di esercizi pubblici come ristoranti e stabilimenti balneari del capoluogo, frequentati da persone appartenenti a contesti socio-economici elevati.
Secondo quanto emerso, la rete di spaccio operava con continuità e discrezione, adottando una gestione quasi “familiare” del traffico, capace di garantire cessioni giornaliere e introiti stimati in oltre 150 mila euro al mese. In caso di mancati pagamenti o contrasti interni, non mancavano intimidazioni e violenze per riaffermare il controllo sul mercato.
Nel corso delle indagini, durate oltre un anno, i Carabinieri hanno sequestrato ingenti quantitativi di droga – in particolare circa due chilogrammi di cocaina – segnalato numerosi assuntori e arrestato più soggetti, alcuni dei quali tra gli odierni destinatari delle misure cautelari.
Il quadro indiziario si fonda in maniera significativa, seppur non esclusiva, su attività di intercettazione telefonica, ambientale e telematica, strumenti considerati fondamentali per contrastare un fenomeno criminale caratterizzato da modalità operative silenti e da un diffuso clima di omertà.

