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Novant’anni possono bastare per mettere a tacere una promessa? E un atto notarile può diventare carta muta se il tempo passa e la memoria sbiadisce? A Penne riaffiora una vicenda rimasta sospesa per quasi un secolo: quella dell’istituto tecnico commerciale che avrebbe dovuto portare il nome di Adolfo de Sterlich e che, invece, non è mai stato intitolato a lui, nonostante una donazione decisiva per la sua nascita. Tutto ruota attorno a un palazzo imponente, da anni in attesa di restauro, e a una clausola rimasta inevasa. Fu don Diego de Sterlich, celebre e facoltoso pilota automobilistico tra gli anni Venti e Trenta, a offrirne una parte al Comune affinché la città potesse dotarsi rapidamente di una scuola superiore. In cambio chiese una sola cosa: che l’istituto fosse dedicato al padre. Una richiesta semplice, mai rispettata. Quella che sembrava una storia archiviata dall’oblio torna oggi alla ribalta, riaprendo una ferita che non si è mai davvero rimarginata. A rimettere tutto in discussione, come racconta Il Messaggero, è un’istanza formale presentata dall’avvocato teramano Luca Pilotti al sindaco di Penne, Gilberto Petrucci. Il legale agisce per conto di Grazia e Fiorella Fumo, nipoti di Vecla Fumo, seconda moglie di don Diego, esponenti di una nota famiglia teramana legata allo storico caffè del centro cittadino. Non si tratta di una richiesta economica. Le eredi parlano apertamente di una questione di memoria e di dignità. Nelle carte depositate si denuncia un «vulnus» ancora aperto e si chiede di dare finalmente esecuzione alla volontà del donante.