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BANCAPOPOLAREIn esito alla grave vicenda che vede coinvolta la Banca Popolare di Bari, estrema preoccupazione ed incertezza esprimono congiuntamente la Cisl di Teramo e Pescara e la First Cisl Abruzzo Molise, Federazione che tutela i lavoratori degli istituti bancari. Le pesanti e devastanti ricadute che potrebbero essere possibili nell’ipotesi di ulteriori sviluppi negativi del caso, andrebbero inevitabilmente a scaricarsi su tutto il territorio dell’Abruzzo e non solo. Ciò è dovuto al fatto che la Popolare di Bari si è resa protagonista, alcuni anni fa, di una contestata operazione di acquisizione della Banca Tercas, notoriamente radicata su gran parte del territorio di Teramo e quello di Pescara con oltre 150 sportelli. È proprio questo salvataggio a finire oggi sotto la lente di ingrandimento delle Procure della Repubblica di Bari, Roma, Reggio Calabria e soprattutto Teramo, che indagano su eventuali irregolarità dell’operazione e, soprattutto, se le stesse, regolarmente autorizzate, hanno incrementato le difficoltà dell’istituto di credito. Infatti oggi la maggior parte degli analisti e degli addetti ai lavori scaricano le colpe di questo “quasi fallimento” alle discutibili scelte fatte dal management della banca barese nell’avventurarsi dentro alla rischiosa operazioneSia Fabio Benintendi, Responsabile della Ast Cisl di Teramo, Umberto Coccia, Responsabile Ast Cisl Pescara, che Claudio Bellini, Segretario Generale della First Cisl contestano, però, pesantemente tale ingannevole ricostruzione. Il più importante gruppo bancario del meridione già prima della controversa operazione di salvataggio aveva numerosi problemi con Bankitalia. Divieto di fare acquisizioni, poi stranamente rimosso, situazioni poco chiare nella esposizione delle cifre in diversi bilanci annuali, possibili false comunicazioni sociali avrebbero facilmente potuto coprire preesistenti difficoltà finanziarie. Il salvataggio della Tercas, quindi, potrebbe essere stata solo una copertura fittizia per mascherare ben più gravi difficoltà e non essere la causa del quasi fallimento. Un eventuale tracollo della Popolare di Bari avrebbe, inoltre, conseguenze insostenibili non solo per i lavoratori dell’Istituto bancario, per le famiglie dei risparmiatori, ma risulterebbe devastante anche per l’intero tessuto sociale ed economico delle province abruzzesi interessate, già di loro alle prese con tante difficoltà che spingano quasi tutti gli indici in territorio negativo. Le preoccupazioni diventano ancora più insopportabili guardando al futuro dei lavoratori coinvolti.
L’ipotesi del Governo di trasformare la Popolare di Bari in una banca di investimento per il mezzogiorno e strumento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese di quel territorio, nasconde insidie pericolose e suscita domande a cui è difficile ottenere risposte certe e rassicuranti. Una banca di investimenti, anche a capitale pubblico, per natura e per missioni non potrà certo garantire il completo riassorbimento dell’intera forza lavoro oggi operante nel gruppo bancario. A questo punto che fine farebbero i lavoratori in esubero che inevitabilmente si andranno ad individuare? Si rischia che il rimedio proposto sia più dannoso del male che si voleva curare. I territori abruzzesi coinvolti, infatti, non sarebbero in grado né di sopportare né di sostenerne il peso sociale di un gran numero di nuovi lavoratori in esubero. Diventa così concreto il rischio di dover affrontare ulteriori gravi tensioni sociali che renderebbero ancora più fragile il già precario e martoriato tessuto economico-sociale del territorio teramano e pescarese.