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BANCATERCASTutto comincia con la Tercas. Quello che alcuni osservatori hanno definito, nella storia della Popolare di Bari, come “l’inizio della fine”, risalirebbe proprio al 2014, quando il gruppo barese rileva la Cassa di Risparmio di Teramo, con 750 milioni di perdite e 1,4 miliardi di sofferenze. Azioni azzerate, va ricostituito il capitale sociale, ma per sostenere tutta l’operazione, la Bpb ha bisogno di liquidità e quindi vara un aumento di capitale da 800 milioni.
Secondo il tribunale di Bari, quell’operazione sarebbe stata portata a termine nascondendo i veri rischi agli azionisti. È questo il nucleo centrale dell’inchiesta che ha visto finire ai domiciliari gli ex amministratori del gruppo di Bari. “l'operazione di salvataggio di Tercas è costata alla Popolare di Bari 325 milioni di euro e «i crediti deteriorati netti della BpB prima della fusione con Tercas-Caripe - si legge nell'imputazione relativa al falso in prospetto - ammontavano a 780 milioni di euro, mentre dopo la fusione a 1 miliardo 440 milioni - riferisce il messaggero - Alla vicenda Tercas fa riferimento anche l'unica accusa di ostacolo alla vigilanza riconosciuta sussistente dal gip, contestata al solo Marco Jacobini, ex presidente di BpB, il quale alla Consob avrebbero fornito «dichiarazioni non veritiere» nei prospetti informativi relativi all'offerta di prodotti finanziari, omettendo «di riportare informazioni complete in merito alla determinazione del prezzo di offerta delle azioni”