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Come si fa ad accettare che una multinazionale sana (al punto da aver maturato utili per 147 milioni di euro in piena pandemia) possa decidere di spostare importanti produzioni all'estero? Come si fa ad accettare che si possa mettere a rischio 80 dipendenti e le loro famiglie senza ottenere neanche la presenza della Direzione aziendale al tavolo con i sindacati e le Istituzioni convocato in Provincia? Come si fa a spiegare agli interinali, che rappresentano la metà dei dipendenti della Purem, che l'azienda per cui lavorano con impegno e garantendo risultati straordinari può rispedirli a casa e loro possono restare alla porta senza tutele? Sono solo alcuni degli interrogativi mossi oggi nel corso dello sciopero-presidio fuori dallo stabilimento della Purem a Villa Zaccheo di Castellalto, partito con un'adesione del 100%. Importante, stamane, la presenza in segno di solidarietà dei lavoratori delle altre aziende di Villa Zaccheo che rappresentano il cuore pulsante dell'Automotive teramano.

I segretari provinciali della Fim Cisl, Marco Boccanera, e della Fiom Cgil, Natascia Innamorati, hanno coordinato il presidio-sciopero di oggi. "L'arroganza con cui l'alta dirigenza della Purem ha snobbato il tavolo chiesto e ottenuto dalla provincia è uno schiaffo ai diritti dei lavoratori, il diritto di comprendere che cosa intende fare la multinazionale al di là delle poco chiare narrazioni riportate nella solita mail in lingua inglese che ci viene propinata puntualmente", dicono i due rappresentanti. "Non accettiamo che si venga qui a fare campagna elettoralre, vogliamo che finalmente le Istituzioni comprendano che si stanno concretizzando i nostri timori e le prospettive preoccupanti. Quella di cui stiamo parlando oggi non è solo una vertenza della Purem ma è, nei fatti, una vertenza condivisa con il settore Automotive che, se non ci agisce subito, rischia di implodere scatenando un problema di tenuta occupazionale, economica e, quindi, sociale. Chiediamo alle Istituzioni di fare, ciascuna, la propria parte per impedire tutto questo. Se siamo fuori dai cancelli di una multinazionale che fattura oltre 145milioni di euro, significa che parliamo di una azienda sana che sceglie di andare via e depauperare, a cascata, il tessuto teramano. Ce lo possiamo permettere? ", dichiarano. 

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