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Dalle 6 di martedì scorso, dopo lo sciopero-presidio davanti ai cancelli della Purem di Villa Zaccheo, i lavoratori sono tornati pienamente operativi. E lo hanno fatto per senso di responsabilità verso le commesse che, alla Purem, ci sono per un altro anno e mezzo, e vanno portate avanti. Lo hanno fatto per dimostrare, all'alta dirigenza e alle Istituzioni abruzzesi, che non hanno incrociato le braccia per otto ore per un capriccio ma perchè "lavoriamo per un'azienda che non è affatto in perdita, un'azienda sana che continua a produrre ricchezza anche grazie alle nostre performances eccellenti e costanti", dichiara Loris Baglioni, rsu della Fim Cisl in Purem. Stiamo parlando di un'azienda dalla quale i lavoratori vorrebbero "almeno avere una risposta alla richiesta di un incontro", vorrebbero avere un riscontro trasparente circa il futuro che i vertici hanno deciso di scrivere o meno per lo stabilimento di Castellalto.

"Pretendere almeno una risposta dal proprio datore di lavoro credo sia il minimo, no?" chiede Baglioni, riportando il "malumore dei colleghi" che sono tornati al lavoro ma sono pronti a tornare in assemblea straordinaria il prossimo 11 aprile, come da convocazione a cura dei sindacati provinciali Fim Cisl del segretario Marco Boccanera e Fiom Cgil della segretaria Natascia Innamorati, insieme a Felsa Cisl e Nidil Cgil. Tra i punti all'ordine del giorno, il blocco ad oltranza degli straordinari. Il tutto, subordinato anche a quell'attesissimo tavolo annunciato dall'assessore regionale Pietro Quaresimale e del quale si attende la convocazione entro le prossime ore.

"La Politica abruzzese deve rendersi conto che un'azienda sana e ricca come la Purem non può decidere, dalla sera alla mattina, di spostare tutta in Romania una commessa fondamentale che avrebbe significato far lavorare il sito teramano almeno fino al 2028. Non è pensabile che lo possa fare nel silenzio generale, senza che accada nulla...Noi abbiamo scioperato per dare un segnale e per pretendere risposte sul futuro" chiosa Baglioni. Ora sono le Istituzioni a dover calare sul tavolo le carte vincenti per far fare dietrofront all'alta dirigenza della Purem e restituire allo stabilimento di Villa Zaccheo la commessa saltata. 

Il tavolo regionale diventa strategico. Con la speranza che stavolta la Purem non sfoderi un diniego, in inglese. Ma si sieda, anche da remoto, attorno ad un tavolo su cui deve riscrivere il destino di un'azienda nel Teramano e con esso quello dei suoi 70 lavoratori, tra diretti e indiretti.