Cresce inarrestabile l’attacco delle ecomafie all’ambiente italiano: nel 2024 sono stati superati i 40.000 reati ambientali, con un aumento del 14% rispetto al 2023. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Ecomafia 2025” presentato oggi da Legambiente a Pescara.
A destare ulteriore preoccupazione è l’aumento delle inchieste legate alla corruzione negli appalti ambientali: 88 quelle censite tra il 1° maggio 2024 e il 30 aprile 2025, con un incremento del 17,3% rispetto all’anno precedente. Le persone denunciate salgono a 862, facendo segnare un +72,4%.
«Al primo posto tra i crimini ambientali troviamo il ciclo illegale del cemento, seguito da quello dei rifiuti e dai reati contro gli animali – spiega Gianluca Casciato, presidente di Legambiente Abruzzo –. Questo vale sia a livello nazionale che regionale».
In Abruzzo, è la provincia di Chieti a guidare la triste classifica, posizionandosi al 27º posto su 109 province italiane. Seguono Pescara, L’Aquila e Teramo, in un contesto generale di crescita di reati, sequestri e denunce.
Il rapporto di Legambiente è accompagnato da dodici proposte operative per contrastare l’illegalità ambientale. La priorità è il recepimento della direttiva europea che prevede l’inserimento della tutela ambientale nel codice penale.
«Ma non solo – continua Casciato –. Chiediamo più controlli anche sui nuovi reati, come quelli contro il settore agroalimentare. E, soprattutto, che associazioni come Legambiente possano accedere alla giustizia gratuitamente, per tutelare l’ambiente nei tribunali».