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Clima teso e manovre silenziose in vista delle elezioni dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Teramo, in programma il 15 e 16 gennaio 2026, quando gli iscritti saranno chiamati a eleggere il Consiglio dell’Ordine e il Collegio dei Revisori, come stabilito dalla convocazione ufficiale dell’Assemblea elettorale. A scaldare l’atmosfera è una vera e propria “guerra fredda” per la presidenza, che vede contrapposti due nomi di peso del panorama professionale locale: Dodo Di Sabatino Martina e Augusto Valchera, entrambi commercialisti affermati, entrambi di Teramo, entrambi molto conosciuti e stimati nel capoluogo. Una contrapposizione che, più che entusiasmare, sta creando imbarazzo e divisioni tra gli altri professionisti iscritti all’Ordine, chiamati al voto. La presenza di due candidati forti, radicati nello stesso contesto cittadino e con relazioni consolidate all’interno della categoria, mette infatti molti elettori nella difficile posizione di dover scegliere tra colleghi con cui condividono percorsi professionali, collaborazioni e rapporti personali. Il quadro è reso ancora più delicato dalla decisione dell’attuale presidente, Maurizio Di Provvido, di non ricandidarsi, aprendo così una fase nuova e priva di continuità diretta alla guida dell’Ordine che conta 750 iscritti. Un’assenza che ha accelerato le dinamiche pre-elettorali e alimentato il confronto sotterraneo tra le diverse sensibilità interne alla categoria. Al momento non si registrano scontri pubblici né prese di posizione ufficiali particolarmente dure, ma il confronto è tutt’altro che sereno. Incontri riservati, telefonate, valutazioni incrociate e strategie di consenso caratterizzano queste settimane, mentre cresce la consapevolezza che alla fine potrà farcela uno solo. Le elezioni di gennaio si annunciano quindi come un passaggio cruciale non solo per la scelta del nuovo presidente, ma anche per definire gli equilibri futuri dell’Ordine, chiamato ad affrontare sfide importanti: dalla formazione continua alla digitalizzazione, fino al rapporto con le istituzioni e il tessuto economico del territorio. In un contesto segnato da stima reciproca ma anche da competizione inevitabile, la “guerra fredda” resta per ora silenziosa. Ma il voto del 15 e 16 gennaio 2026 dirà chi avrà saputo convincere di più una base elettorale divisa e chiamata a una scelta tutt’altro che semplice.

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