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baglioni papaSconvolto leggo che Baglioni mi copia e dice” Se la situazione non fosse drammatica, ci sarebbe da ridere. Ci sono milioni di persone in movimento, non si può pensare di risolvere il problema evitando lo sbarco di 40-50 persone, siamo alla farsa. L'Italia è un Paese incattivito, dove consideriamo pericoloso il diverso da noi e guardiamo con sospetto anche la nostra stessa ombra”
Ancora più sconvolto leggo che Mimmo Lucà verrà in Abruzzo invitato da me per parlare di “Speranza e resistenza” al popolo di una sinistra smidollata, senza entusiasmo e senza identità, sedutasi a degustare ostriche e champagne dopo aver buttato Marx e De Gasperi, Gramsci e Dossetti negli angoli più bui della cantina polverosa. Lo so, viaggio inutile e tardivo questo di Mimmo Lucà. La sinistra è oramai morta. Le mani flaccide non ce la fanno neppure più ad applaudire l’unico candidato possibile per battere la destra in Abruzzo. Come dice Giustino su tg3 “Statev’ a la cas’” . Un’assemblea nata con Zingaretti per lanciare a Teramo l’idea di Piazza grande, i presupposti culturali di Piazza grande, che vede un teramano tra i firmatari dell’appello nazionale di “Piazza grande” a Teramo si trasforma in una assemblea mal riuscita per Zingaretti presidente, una riunione riuscita male e frequentata peggio di chi non ha capito cosa dice il nuovo progetto (magari è solo un’altra cazzata e hanno ragione loro). Così in foto vedo presenti un gruppo di derelitti della politica, tra ex parlamentari, ex regionali, ex sindaci, ex amministratori, ex magnaccioni, ex mercenari, ex di destra poi sinistra oggi dipende, gente che non ha mai lavorato, ha solo fatto politica. Cioè in realtà ha pensato solo ai cazzi suoi. Cioè per dirla come va detto gli alleati migliori di Salvini e 5S. Quelli che hanno fatto nascere e proliferare Salvini e 5S. Quelli che hanno dato origine e oggi giustificano la presenza di Salvini e 5S. Poi due giovani di Pineto e stop. Lo so, viaggio inutile e tardivo questo di Mimmo Lucà. Questa sinistra poltrona abruzzese è oramai incapace di lottare e di sognare. Dopo 5 anni in ginocchio – insieme a tanti esponenti della destra abruzzese - davanti ad un leader maximo arrogante quanto bugiardo, arruffone quanto prepotente, capace solo di coltivare il culto di se circondato da decerebrati e falsoni di cui diremo che ora cercano di saltare sul primo carro, questa sinistra rende vano ogni tentativo di riscatto. Forse hanno ragione quelli che mi criticano.
Lo so, il cielo è attraversato da tante nuvole scure che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie fasciste.
Qui in Abruzzo non siamo più capaci di vederlo quell’orizzonte. Oggi, in questa Regione di frontiera, terra di migranti, terra brulla, terra di sofferenza, speranza e resistenza, non siamo più capaci di vedere le sofferenze, ne difendere le lotte e conquiste. Oggi è di moda l’egoismo, la rozza ignoranza, il bullismo più violento, il razzismo più feroce.
Eppure “I have a dream”. Eppure la storia siamo noi. Con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere.
La storia siamo noi. Noi che chiediamo più solidarietà, più giustizia, più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie. Noi che ci opponiamo ad un mondo dove poche persone viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio.
La storia siamo noi. Oggi, non domani, è il tempo della lotta per una Regione che dia il giusto spazio alle competenze, alla cultura che rilanci il turismo e il nostro ambiente unico al mondo. E non dobbiamo tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno dell’utopia sociale.
La storia siamo noi. Noi che vogliamo meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie. Noi così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne. Perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere.

Leo Nodari