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KnockoutHo visto su Rete8 il confronto, il primo vero faccia a faccia, tra i 4 candidati presidenti alla Regione Abruzzo, condotto da un ottimo Carmine Perantuono: Giovanni Legnini, che guida il cantiere civico composto da un gruppo di 8 liste di centro sinista, Sara Marcozzi dei 5 Stelle, Marco Marsilio, a capo della destra che ha 5 liste, e Stefano Flajani per Casapound. Un confronto interessante che ha permesso agli elettori di farsi un’idea più completa sulla preparazione, le aspirazioni e i progetti di chi corre per la guida della Regione Abruzzo
Come da severa par condicio è stato estratto l’ordine di intervento, sei domande uguali per tutti, 3 minuti per rispondere: le priorità per l’Abruzzo; i progetti ed i programmi che intendono portare avanti; il lavoro, i giovani, l’ambiente; le trivelle e termovalorizzatori; l’assistenza sanitaria; le vertenze industriali; la ricostruzione del post terremoto che va molto a rilento nel cratere sismico.
Del candidato Stefano Flajani di Casapound non dirò. Lui sa bene, quanto noi, che la sua è una testimonianza e non corre realmente per vincere. Del resto chi lo vota sa che il voto a Casa Pound non esprimerà consiglieri, ma non gli interessa essendo un voto di opinione. Assolutamente da rispettare.
Mi aspettavo molto di più dalla giovane Sara Marcozzi. Forse stanca, stizzita da qualcosa, volto tirato, si è immotivatamente impegnata, e un bel pò, a risultare antipatica. E’ ovvio che anche lei si è accorta, o l’hanno informata da Roma, che arriverà terza. Ma comunque risulterà eletta come consigliera a Chieti quindi non avrebbe ragione di tanta acredine (sottolineata anche da altri organi di stampa). Soprattutto quando, in netta difficoltà su tanti temi ha alzato la voce in modo sgradevole arrivando a definire “un’accozzaglia” la coalizione composta da 120 donne e uomini che sostengono Giovanni Legnini, che le ha replicato in modo deciso chiedendo rispetto verso persone di alto livello che rappresentano la vera novità di queste elezioni. Forse dovrebbe studiare un pò di più e fare qualche selfie di meno, ma è solo una mia opinione. Ma non solo mia. Anzi anche di molti militanti di cinque stelle. Ma resta una opinione. E comunque, terza su quattro, mi sembra un buon risultato.
Per il resto si è riconfermato quello che vado sostenendo da tempo, per nulla commosso dalla rabbia bavosa di qualcuno. Giovanni Legnini è di parecchio, ma parecchio proprio, superiore al candidato di Fratelli d'Italia. Sarà perché è politico di lungo corso, sarà perché è stato sia Sindaco, sia parlamentare sia uomo di Stato (4 carica istituzionale). Sarà perché è un abruzzese vero e i temi li conosce, sarà come sarà, tra lui e il candidato di Fratelli d'Italia non c’è paragone. Rigoroso, pacato, informato, competente, Legnini ha dato risposte credibili ed efficaci laddove il candidato catapultato da Roma - solo per un gioco della roulette russa tra F.I, FdI, e Lega - è stato vago, lacunoso, impreciso e visibilmente in imbarazzo. E lo hanno notato tutti. Un programma di governo non si improvvisa. Soprattutto su lavoro, industria e sviluppo, ricostruzione, temi dove non bastano il motto freddo, la frase ad effetto o gli slogan tipo “Il voto che unisce”, “prima gli italiani”, “contro l’islamismo”, “meno tasse per tutti”. Il candidato di Salvini ha denotato alcune lacune paurose dimostrando di ignorare alcune zone sensibili dell’Abruzzo e alcuni temi caldi della nostra Regione. Molto grave a mio avviso quando è scivolato sui programmi per il rilancio della Regione con silenzi imbarazzanti, sul lavoro per l’Abruzzo, non riuscendo mai ad entrare nello specifico dei temi. E forse ancora più grave la mancata specifica conoscenza sui temi sanitari che certo non necessitano di slogan. Che significa “miglioreremo i servizi e ridurremo i costi”? E che sei Mandrake ? E comunque che vale se non dici con quali fondi, come, dove, in quali presìdi sanitari.
Tutto diverso l’intervento complessivo di Legnini. Certo il tempo per recuperare è poco, considerato anche che in questa settimana tornerà la neve. Ma lui ha un altro passo. Preciso nell’affrontare i temi è stato convincente nel delineare le tre sfide cruciali: il radicale cambiamento del lavoro, e dunque dei rapporti economici e sociali, a causa di un’ulteriore accelerazione dell’innovazione tecnologica; il rischio ambientale e la necessaria costruzione di un modello di sviluppo legato alla sostenibilità; uno scenario turistico / culturale del tutto nuovo per un reale rilancio della Regione. Efficace anche l’appello finale alle forze sociali e civile da mobilitare per la costruzione della nuova Regione che sono quelle del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione.
Ma basterà questo enorme divario di qualità, concretezza politica tra Legnini e Marsilio ? Difficile da dire? Certo se i coglioni della famiglia Roses la smettessero di litigare e corressero uniti sarebbe meglio. Certo se la sinistra onanista si fosse unita al progetto con le sue sfumature e peculiarità invece di provare, anche questa volta, un piacere bestiale nel farsi sfondare il culo da Salvini. Se le liste del cantiere civico fossero più energiche, più vivaci, più determinate e puntassero meno solo sul candidato Presidente. Se le elìte culturali dalla puzzetta sotto il naso, capaci solo di lamentarsi, per una volta scendessero decise in campo. Certo se i presunti intellettuali con i piedi eternamente su due carri provassero a dare un contributo alla comunità invece che sempre solo alla loro tasca, forse il recupero sarebbe ancora possibile. Ma è vero anche che, con Salvini al 25%, la sfida è tra civiltà e barbarie e ogni parola è oramai inutile. Non resta che la clava.

Leo Nodari

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