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Il Festival di Sanremoè sempre ad alto tasso emotivo. E’ un evento che ogni anno tiene attaccati allo schermo milioni di telespettatori.  Io lo frequento dal 1990, A volte con piacere, a volte meno. Sempre per lavoro e mai per piacere. Da quando a partire da Teramo eravamo in tanti. “Mimì” che si dava del tu con Mina e Modugno. Sabatino Marziani che nel 1992 lo vinse con il “suo” Bertoli. Nino di Berardino che comprava cantanti a tutto spiano. Sanremo è bellissima. La prima volta. Poi è sempre uguale. File per mangiare, File per entrare. File per parlare con i produttori e i manager. Si dorme pochissimo e male. Se compri male rischi di fallire. Se compri bene puoi fare tanti soldi. Ovunque i prezzi sono fuorisenno.  Sanremo crea e distrugge. Come sempre la migliore descrizione è stata la sua: “Sanremo è sempre la stessa troia” diceva David Zard, il più grande di tutti, il manager che ha portato tutti gli ospiti più famosi, l’uomo che ha creato e distrutto i cantanti più famosi e prodotto molti dei tanti brani che hanno fatto la storia del Festival della musica italiana. Qualcuno nel dopo guerra definì il Festival di Sanremo “la grande evasione”: la colonna sonora di un’Italia canterina. Dalla prima edizione (1951) ha fatto molta strada, cambiato location,pubblico e soprattutto format. Ma da allora Sanremo è sempre Sanremo. E Sanremo ha bisogno di un re. E quest’anno ha incoronato un nuovo re. Indiscusso. Nonostante le polemiche e gli hastag #non vedosanremo, ilFestival è stato un successo in termini di ascolti, che quindi si sono tradotti in introiti sicuri e altissimi per la RaiCon questi numeri, dunque, il Festival rimane un evento che in molti definirebbero – comunque – un buon investimento. E un evento così ha bisogno di un re. Non parlo di Amadeus che pure, tra tante riserve e paure nei giorni del pre gara, esce vincitore certamente grazie ad un festival che ha avuto una media di spettatori superiore al 50%. Non parlo di Fiorello che è piaciuto, ma è stato troppo ripetitivo. Non parlo di Benigni che sempre incanta , che ha portato il “Cantico” nelle case dove entra lacafonaggine dellaDurso, la pupona deficiente, la naufraga  cretina dell’isola, e il grande fratello con il piccolo pisello.Non era facile questa prova, per lui che tornava in tv dopo tanto tempo (e a Sanremodopo ben nove annitrovare una formula nuova o ripercorrere la strada già sperimentata con successo nelle mitiche serate dantesche Ha scelto la seconda strada, compattando il format entro i tempi ridotti della serata sanremese: la lettura di un testo sublime come quelli della Commedia, preceduta dalla spiegazione appassionata dei motivi della scelta, a sua volta preceduta da qualche briciola di satira.Non è neppure il caso di attardarsi a sottolineare la capacità di sorprendere con un testo erotico e spirituale e assolutamente pertinente in un contesto canoro, né di celebrare la qualità dell’interpretazione. E comunque non è lui il nuovo re.Certamente esce vincitrice RulaJebreal, con il suo (troppo lungo) monologo dedicato alle donne e al loro diritto di essere ciò che vogliono. Ricordando le domande insinuanti che sottolineano una verità amara e crudele. “Noi donne non siamo mai innocenti. Perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto. Perché siamo troppo belle o persino troppo brutte. Perché eravamo troppo disinibite e ce la siamo voluta”.  Esce alla grandeTiziano Ferro, con i suoi omaggio a Ranieri, ma soprattutto a Mia Martini, con il cachet (250mila euro) devoluto tutto in beneficenza.Ma non è lui il nuovo re di Sanremo 2020. Alla fine anche la criticata Rita Pavone, infilata a forza, esce bene, con l’umiltà di chi si commuove di fronte alla standing ovation del pubblico per il suo ritorno all’Ariston. Tra i cantanti giovani molto bene  Fasma e Leo Gasman, con la mia preferita Tecla Insolia,allieva dell’amico Beppe Vessicchio. Tra i big escono beneRancore e Anastasio, Tosca e Irene Grandi, Diodato e Pelù. Tutti della banda Friends & Pertners. Ma soprattutto Gabbani che alla fine vincerà sulla favorita Elodie sponsorizzata dalla Rai seconda la logica che essere anche bella e con gambe pazzesche aiuta gli ascolti.  Ma non saranno loro i nuovi re di Sanremo 2020.Che ha incoronato lui, l’anchorman che ha fatto ingelosire Ronaldo CR7, mentre Giorgina chiamava a ripetizione  “viene con me FL27” . Lui, l’omnipresente critico rai che sostituirà Mollica il prossimo anno. Lui  l’editorialista delle reti Rai per alzare lo share. Lui il vero re della mattina adorato dalle casalinghe. Lui ospite d’onore  a pranzo in tutte le case d’Italia,  che ha convinto tutte le donne a mettersi a dieta e tutti gli uomini ad andare in palestra. Lui, con file anche di due ore per farsi una foto con lui. Lui. Il nuovo, unico, vero, Re di Sanremo 2020. Chi voleva detronizzarlo si metta l’animo in pace. Sanremo ci consegna un nuovo re. E ancora lui. Altro che presidente. Chiamatelo Re.

Leo Nodari

leonodari