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Morstua

Il  Coronavirus mette l’intera umanità in uno stato di emergenza, dove l’unica chiave possibile di successo è quella della cooperazione, perché se si ammala uno e più facile che si ammali l’altro e se guarisce uno è più facile che guarisca l’altro. È come essere in guerra, ma il paradigma è invertito. Mors tua vita mea si trasforma oggi in mors tua mors mea, che, guardato da un’altra prospettiva, non significa altro che vita tua vita meaIl Corona virus mette l’intera umanità in uno stato di emergenza, dove l’unica chiave possibile di successo è quella della cooperazione, perché se si ammala uno e più facile che si ammali l’altro e se guarisce uno è più facile che guarisca l’altro. Invece “Virus tuo, vita mea!” . È il nuovo motto dell’umanità globale, impanicata.

L’unica chiave possibile di successo è quella della cooperazionema per sconfiggere questo momento difficile, dobbiamo cambiare atteggiamento uscire dall’IO per salvare il NOI. Coronavirus tuo vita mea non ci salverà.. Di fatto il timore dilagante dell’influenza rivela, al di là delle proporzioni reali del contagio e delle previsioni dell’Oms, una pandemia di insicurezza che, in un mondo iperconnessoipercomunicante come il nostro, getta un’ombra oscura sulla vita. Restringe i confini dell’anima. Ci fa sentire sempre sul ciglio di un’apocalisse, perché in questi momenti avvertiamo tutta la vulnerabilità della nostra civiltà. Caratterizzata da un contatto sempre più ravvicinato di tutti con tutti, da una incessante migrazione di uomini e cose, da una interconnessione planetaria. Che contribuisce a sviluppare anticorpi utili, per imparare a vivere con gli altri. Ma anche anticorpi impazziti. Come il rigetto crescente dell’estraneo, la difesa da tutto ciò che viene da fuori, la diffidenza ostile verso quel che temiamo di non riconoscere e di non riuscire a controllare. Il fatto è che la globalizzazione fa circolare con la stessa rapidità, e dentro gli stessi circuiti, tutti i benefit e tutti i malefit che produce, l’economia come la malattia.

Ecco perché in questo momento alle dimensioni dell’epidemia reale si stanno aggiungendo le proiezioni dell’epidemiologia dell’immaginario. Perché se il virus dell’influenza corre veloce, quello della paura corre velocissimo. E per gli stessi motivi che accelerano il nostro sviluppo. In realtà il coronavirus sta diventando sintomo e simbolo di quella contaminazione generalizzata che caratterizza il villaggio globale. E rappresenta la grande e in parte insanabile contraddizione di una civiltà come la nostra. Che, per poter funzionare a pieno regime, è costretta a rendere endemici quegli stessi pericoli da cui tenta di rendersi immune. Oscillando costantemente fra i vantaggi del contatto e l’ossessione del contagio. Un pendolo senza vie d’uscita. Perché se il contatto è la ragione del nostro benessere, il contagio è la ragione del nostro malessere. Inseparabili come due gemelli siamesi, contatto e contagio, comunicazione e contaminaziuone sono le due anime del sistema mondo Così il virus cinese diventa un po’ l’effetto e un po’ il simbolo di tutte le altre “influenze negative” cui siamo sottoposti, il riassunto di tutti i nostri timori, il riflesso millenaristico delle nostre paure. E in effetti la parola influenza significa letteralmente questo, il diffondersi inarrestabile di qualcosa di fluido. Proprio come il dilagare di un’infezione Ma anche il debordare di un’ansia e di una paura sempre più liquide. Che rischiano di chiuderci la mente e il cuore. Siamo tutti sulla stessa barca? Se la barca è immensa e rotonda, potremmo dire: siamo tutti sullo stesso pianeta. Il coronavirus sta dimostrando che il mondo è unito: non solo dal clima, dagli aeroplani, dagli smartphone e da Netflix. Un motivo in più per mostrarci saggi. Cosa che non sempre siamo questi giorni. Intanto ci sono alcune novità: Secondo Fabrizio Pregliasco, Primario virologo dell’università di Milano, sono confermati i dati del primo studio: il picco dei contagi  ci sarà tra il 1 e il 3 aprile. Poi scenderanno ogni fino al 10 aprile. Naturalmente molto dipende da noi. Esplode davanti alle regole l’egoismo imperversante che purtroppo contraddistingue l’italiano medio. Di qualsiasi età e ceto sociale, da nord a sud in modo quasi paritario. Se le regole non mi fanno comodo, non sono valide. Ed è così che all’improvviso ci scordiamo che un nostro piccolo gesto può essere di aiuto a molti. Che una nostra piccola rinuncia può salvare altre vite. Neppure il bollettino di guerra quotidiano ci fa rinsavire, neppure la fila di bare, neanche gli ospedali pieni, ci fanno rinunciare a qualcosa. Non vediamo le persone, ci mancano da matti. Non possiamo andare al mare, a berci il caffè al bar, fare l’aperitivo, andare a comprarci le scarpe. Ma nonostante ciò non riusciamo a rinunciare a delle cose che magari sono facilmente rinunciabili. Rinunciare è qualcosa a cui non siamo stati educati. Noi siamo cresciuti con la filosofia che “volere è potere”, ma non vale sempre. Se il potere calpesta qualcuno non è più frutto della volontà, ma è puro egoismo. Così gli stronzi che continuano a ignorare i divieti, o consigli, o raccomandazioni , per farsi i cazzi loro, fregandosene del prossimo, i bastardi che addirittura si vantano di farlo, i traditori che diventano, o rischiano di diventare incubatori e untori, per la loro unica gloria perché da tempo non scopano più e possono sentirsi potenti solo così, godendo solo sentendosì trasgressivi, forti, diversi, immortali, sono un rischio forte per tutti. Soprattutto per i nostri giovani e ragazzi. Queste merde vanno fermate. Vanno trattate per quello che sono, dei tossici che intossicano le nostre comunitàpensando solo a loro. Per questo Sicilia e Campania hanno già messo in campo l’Esercito, e nelle prossime ore è previsto un divieto completo dell’attività ludica all’aperto. Suggerito anche dalle federazione nazionale atletica leggera. Pensavamo, speravamo di no. Ma se così deve essere, che sia. Uno dei tanti interrogativi sulla situazione d’emergenza che sta vivendo l’Italia in queste settimane è legato al destino dell’anno scolastico in corso per gli istituti d’istruzione di ogni ordine e grado. La chiusura di tutte le scuole prevista fino al 3 aprile, ma destinata ad essere prorogatafino al 14 aprile. compromettendo il regolare svolgimento del piano didattico previsto dalla legge.. Se i dati saranno confermati. l’anno scolastico sarà ritenuto valido per coloro che, a causa delle misure di contenimento attuate per l’emergenza coronavirus, non potranno raggiungere il minimo di 200 giorni di lezione . Per gli esami, inizio confermato al 17 giugno. Professori tutti interni. Un esame vero, senza 6 politico.  

Altra preoccupazione nazionale è quella del calcio. Qui abbiamo maggiori certezze. Riprenderà il 3 maggio con due partite a porte chiuse. Poi avanti open fino a tutto giugno, alternando anche il mercoledi. Per le coppe finali a luglio. Sempre se ci ricorderemo il motto “mors tua mors mea”.

Leo Nodari