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Usuraleo

E fai la fila. E manca un foglio. E torni domani. E ripassi più in la.  E ripassi più  tardi.  C’è una bella differenza tra i politicanti bla bla bla che parlano e straparlano di decreti e contributi, con il loro culo parato, e chi di un prestito ne ha bisogno davvero per riaprire , per adeguare, per ripartire, per sperare, che non morire. Per la sua dignità, per la sua famiglia. Per sentirsi vivo. Per tornare a vivere come due mesi fa. Un conto è parlare di povertà . Un conto è viverla. Un conto è lamentarsi per una bolletta e maledire e insultare e gridare “non la pago tanto non la pago”. Un conto è non poterla pagare. Sapendo che  se non oggi domani arriveranno le iene affamate della agenzia delle entrate, e dopo un  gli squali senza cuore, i killer  esecutori che sono pronti a strapparti il cuore per poterti poi staccare la testa.  Con una mission senza senso.  Se puoi aspettare. Se hai tempo e voglia di aspettare, se non ti servono davvero i soldi, ma un  di più ti farebbero comodo, puoi anche rivolgerti ai comodi signori delle banche.  Signori con il culo parato anche loro, una banda di raccomandati con la sedicesima, il caffettino, il cornettino,  il sindacato, le vernecchie, gli idioti,  sempre piano piano, sempre calma calma, che campano con i soldi tuoi ma sembra che ti facciano un piacere. Quelli che vivono secondo il motto #chissenefregadivoi.  Se puoi aspettare puoi presentare le carte per avere un prestito. Ma se sei veramente in difficoltà, se non hai più lacrime, se hai già chiesto a tutti, se non hai più speranze, se il cuore si è fermato, se hai già dei debiti e hai davvero bisogno di soldi,  per provare a salvare la tua azienda, il tuo negozio, per tornare a lavorare, se il tuo cassetto è pronto di decreti ingiuntivi, per vivere qualche altro giorno non c’è altro modo che rivolgerti ai tuoi carcerieri e assassini: i bastardi . Gli usurai.  Quando chiami e quando la notte non dormi e, quando vai all’incontro e quando vorresti tornare indietro, lo sai che metti la testa dentro una corda con il nodo scorsoio. Lo sai che ti si stringerà presto. Lo sai. Ma è lo Stato a produrre quella corda. E non puoi fare niente. Solo farti sbranare dalle bestie feroci.  

I dati – non miei ma del Sole 24 ore – dicono che Teramo è al 3 posto nella percentuale cittadini/residenti che si rivolgono agli usurai. Soprattutto sulla costa. E vai siamo sul podio.  Numeri spaventosi. Un giro di milioni, per un fenomeno che è sempre esistito dai tempi di Gesù che li cacciò dal tempio, ma ora sta aumentano a causa della crisi del credito, che spinge molti imprenditori in difficoltà a rivolgersi ai cravattari per scongiurare la chiusura della propria attività.  Con la forte contrazione dei prestiti bancari avvenuta in questi ultimi anni, soprattutto nei confronti delle imprese di piccola dimensione, il fenomeno dell’usura aveva già assunto dimensioni preoccupanti. Questo crimine invisibile, riprovevole ma accettato, già rischiava di minare la tenuta finanziaria di moltissime attività commerciali ed artigianali. Ma oggi, nell'attuale momento di crisi, questo fenomeno si sta ponendo costantemente sotto i riflettori, e si diffonde in silenzio. Quello che i politici cialtroni, dal culo parato,non possono capire è che  la mancanza di liquidità della crisi attuale, con la conseguente perdita di operatività e redditività delle piccole e medie imprese, con la diminuzione di salari e stipendi, ha fatto si che l’usura si insinuasse tra tutti gli strati sociali della popolazione. In modo particolare sulla costa teramana, le attive realtà commerciali e turistiche sono ad alto rischio, sono nell’occhio della malavita. Con il crescere dell’ indebitamento e del numero di persone coinvolte, cresce anche la possibilità di divenire vittime d’usura. E di essere strozzati, e dover cedere l’attività alla malavita che così si insinua nel territorio. In periodi di deficit economico, con un mercato del credito legale – ma a volte anch’esso usuraio come ha stabilito proprio una sentenza del tribunale di Teramo -  la domanda e l’offerta di denaro si incontrano comunque. Non è che si blocca il “bisogno” se la banca nega il prestitoDomanda e offerta si incontrano facilmentesu un mercato alternativo, sommerso e illegale che cresce in maniera esponenziale e seguendo regole proprie. La differenza tra banche e banditi è che la banca, prestatore di credito “legale” fornisce minori garanzie di rinegoziazione del debito nel caso di illiquidità. Il dirigente di banca ti impicca in tribunale, e il più delle volte non recupera niente. L'usuraio, invece, rimodula, finge di venirti incontro e riesce a recuperare la garanzia con maggiore facilità. Perché l’obiettivo dell'usuraio, è diverso da quello del creditore legale. All'usuraio non interessa tanto la restituzione della somma pattuita, anzi cerca di minimizzare la restituzione del prestito. Cambiali, assegni post-datati, oggetti d’oro, valgono ancora ma oggi la garanzia è soprattutto data da aziende e attività commerciali. Negozi. Ristoranti. Hotel. L'usura sulla costa teramana è diventata un affare della criminalità e un business di mafia. Niente a che vedere con il vecchio zingarone che ti rompeva due dita. Quello c’è ancora ma non è questo che deve temere l’Abruzzo. Quanto quello di perdere la natura, la storia e la tradizione di attività fondamentali per il territorio . El’infiltrazione della mafia come padroni. 

Non l’ignorantone con i capelli zozzie il catenone d’oro, ma le menti fine della camorra hanno capito che le imprese e le attività commerciali possono essere garanzia di efficace controllo del territorio, uno strumento per riciclare denaro, imporre forniture e appalti, entrare silenziosamente, ma con prepotenza, nel mercato legale. Quante volte abbiamo sentito dire “In Abruzzo l'usura non esiste”. Poi arriva Gratteri e va a trovare i titolari di una azienda vibratiana che  ha ceduto a una società ‘ndranghetista. L'usura esiste ovunque, coinvolge l'intera Penisola in maniera trasversale, anche i territori meno noti alla cronaca giudiziaria. È fenomeno radicato, più di quel che ci si aspetti. Perché va incontro ad un bisogno presente ovunque, ma oggi incrementato dallacongiuntura economica. Nel silenzio, che le garantisce un sicuro riparo dai riflettori e ne amplia il potere d’azione, l’usura coinvolge tanti piccoli imprenditori, commercianti e famiglie che la crisi economica ha contribuito a rendere più vulnerabili. Oltre che per motivi di carattere sociale, culturale e morale (la vergogna o la perdita di una propria immagine pubblica), le vittime - specialmente quando c'è di mezzo la criminalità - non parlano per paura di possibili ritorsioni. Ed è proprio l'agire nell'ombra, da un lato, e il silenzio dall'altro, che permettono al fenomeno usura di tessere una rete, e di garantirsi una presenza stabile sul territorio. Questo silenzio ha anche un ulteriore terribile risvolto: la perdita definitiva di ogni speranza. Quando lo capiremo sarà troppo tardi.

Leo Nodari