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Festafalcone

Che strano. Giovanni Falcone, fu tradito dallo Stato, emarginato dalla magistratura, che, dopo il maxiprocesso smontò il pool che aveva attaccato e colpito la mafia. Paolo Borsellino invece fu proprio ucciso per volontà di servizi  dello Stato. Oggi sono due eroi e  degli studenti teramani hanno chiesto di parlarne oggi alle 9,30 . Sono contento. Non mi stanco mai di parlare di  Falcone e Borsellino, anche se gli argomenti inevitabilmente si ripetono. E ogni volta mi emoziono nel raccontare ai i ragazzi la loro storia e a porgli la solita domanda che, per me, è la sintesi della storia, è la parte più intima e profonda del storia. Racconto loro come il magistrato fosse costretto a vivere blindato, scortato, per ragioni di sicurezza; a nuotare all’alba nel mare di Mandello per limitare i rischi di attentati; a rinunciare addirittura alla gioia della paternità per non lasciare figli orfani. Poi faccio la domanda: “Perché allora, in tutte le foto che abbiamo di Giovanni Falcone e del suo amico Paolo Borsellino, sorridono? Che cosa ci sarà da sorridere in una vita così sacrificata e rischiosa?”. A questo punto, dopo qualche secondo di silenzio, infilo nelle tasche dei ragazzi il sospetto: sorridono forse perché sono felici ? Forse la felicità, quella vera, non c’entra con le cose da fare o da avere; forse la felicità vera arriva da un grande ideale che dà senso profondo a tutta la tua vita e che ti trasmette ogni mattina la gioia di una giornata nuova ? Per Falcone e Borsellino quell’ideale era la legalità, la giustizia, la lotta generosa per liberare la Sicilia dalla mafia. Forse, per essere veramente felici, anche noi dovremmo trovare un ideale del genere. È il motivo per continuo ad offrire il mio piccolo contributo che vuol essere un invito a conoscere la vita di un grande uomo e insieme la speranza che il suo esempio insegni a tutti noi a lottare per i valori più alti, con coraggio e determinazione.

Il 18 maggio 1939 nasceva Giovanni Falcone. Un magistrato italiano che aveva compreso che per capire e battere  la mafia è necessario avere il coraggio di guardarla in faccia. Che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia senza mai retrocedere di fronte ai gravi rischi a cui si esponeva con la sua innovativa attività investigativa, mosso da uno straordinario spirito di servizio verso lo Stato e le sue istituzioni. Un magistrato che a messo a nudo il sistema della criminalità organizzata, illustrandone i meccanismi e le articolazioni di potere, il perverso sistema di valori, le modalità di reclutamento dei nuovi affiliati, le attività illecite, i canali di accumulazione e di riciclaggio del denaro, le strategie di intimidazione e i rapporti con la politica. Un uomo che ha offerto una vibrante dichiarazione di impegno, che intaccò per la prima volta il muro di omertà che proteggeva i boss di Cosa Nostra. Un italiano che, con determinazione e i principi che lo guidavano, con i  suoi sogni per un Paese più giusta , il suo impegno, le vittorie e le sconfitte, l’epilogo, ci ha fatto capire che la mafia va combattuta da subito, senza aspettare di diventare grandi.

Generalmente si ricordano gli anniversari delle morti di personaggi famosi, eroi, di chi ha fatto la storia. Vale anche per Giovanni Falcone, il magistrato eroe ucciso dalla mafia nella strage di Capaci. L’anniversario della sua morte sarà ricordato tra meno di una settimana, manca ormai poco. E’ una ricorrenza che si ripete ogni anno. In pochi però ricordano la data del compleanno di un uomo che ha sacrificato la sua vita per lo stato, per la lotta alla mafia, per l’amore della verità e della giustizia. Ebbene, oggi, 18 maggio, è l’anniversario della nascita di Giovanni Falcone. Il suo compleanno. Lo scorso anno davanti all’auto dilaniata della sua scorta un magistrato mi ha detto che celebrare la nascita avrebbe potuto allontanarci dall’elaborazione della morte.Io invece credo che la sua morte sia stata celebrata,abbastanza, profondamente, da chi ha davvero conosciuto e amato Falcone quando era in vita e che,a volte, le celebrazioni servono da passerella e poco hanno a che fare con la sostanza.Celebrare la nascita, in questo caso, significa ricordarci che ogni giorno può nascere in noi la voglia di verità per ciò che è STATO, e per tutto ciò che vogliamo che sia; che celebrare la nascita di un uomo come Falcone possa farci riportare i piedi per terra, ad una responsabilità condivisa.La parola eroe è spesso fuorviante: porta l’eroe in alto e l’uomo comune in basso; porta una distanza fisica e una giustificazione a non fare, l’alibi perfetto. Se è vero che “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”, tutto il nostro impegno deve essere per escludere egocentrismi e per creare occasioni culturali, di reale solidarietà, diracconto della storia della Nazione e degli uomini che hanno fatto di tutto per aiutarla ad essere migliore.Sarebbero state 81 candeline sopra una torta. Mi piace immaginare che a quella festa di compleanno ci saremmo stati anche noi, tutti quanti. Forse un pò stretti attorno al tavolo ma tutti presenti, vicino a te a sorridere e ad abbracciarci. Anche noi avremmo voluto dirti che stavi facendo la cosa giusta, che il tuo lavoro e il tuo spirito di servizio sono un motore universale in grado di smuovere le coscienze. Ci credevamo e ci crediamo ancora. Ci crediamo da quel 1992 . Le bombe non hanno distrutto il tuo ricordo indelebile, il tuo sorriso, la tua purezza d’animo e l’immensa ricchezza morale che ci hai lasciato in eredità. Niente e nessuno ci è riuscito e ci riuscirà. La memoria storica è indelebile.  Mi piace immaginarti insieme al tuo amico fraterno Paolo Borsellino, mentre ammirate la vostra bellissima Palermo: oasi sconfinate e incolte prive di case, arse dal sole, che non trovano barriere e si abbandonano oltre l’imponente montagna che ombrosa si getta sul mare. Oppure mentre girate per il centro, ammirando i colori e i profumi di una città accogliente che abbraccia tradizione, musica e cultura. Mi piace immaginarvi così, sereni e felici, proprio perché anche voi avreste voluto assaporare quella normalità che vi è stata strappata ingiustamente da mani assassine. E da menti malvagie. Oggi l’autostrada di Capaci è più sventrata dalle bombe. Non ci sono più crateri, macchine in fiamme e sirene spiegate. Oggi tutto è tornato apparentemente normale lungo le strade di Palermo. L’animo degli italiani, però,  è rimasto orfano di un senso di giustizia e di uno spirito di servizio che avrebbe potuto abbattere un male che ancora oggi attanaglia la società contemporanea con metodologie sempre diverse. “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni” tu dicevi. Noi non abbiamo smesso di lottare e di crederci, Giovanni. Non lo faremo. Mai. Buon compleanno. Ovunque tu sia.Vogliamo ricordarti, perché questa data ha un sapore di vita e non di morte. E’ la data in cui un eroe, un grande servitore dello stato, è venuto alla luce. Non il giorno in cui l’hanno ammazzato, facendo finire tutto ma non le speranze di andare avanti e di proseguire la sua opera. Giovanni Falcone è nato il 18 maggio 1939. Quando, presso lo svincolo di Capaci, il tritolo ha fatto saltare in aria la tua Croma bianca con a bordo la moglie Francesca Morvillo e l’autista, oltre all’auto con i tre agenti della scorta anch’essi uccisi, non ha cancellato il lavoro fatto per arrivare al maxiprocesso, alla cattura di Totò Riina, alla sconfitta dei corleonesi. Uccidere Falcone non è servito a nulla, se non a renderlo ancora più grande, se possibile. La data della sua nascita, invece, ha fatto la storia d’Italia.Buon compleanno Giovanni Falcone. Non muore mai chi vive nel cuore di chi restaGli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini.

Leo Nodari