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Papute“Buonasera”. E’ il 13 marzo 2013. Pochi minuti e tutti capirono che tutto era cambiato. Era venuto "dalla fine del mondo", dalle “villas miseria” della periferia di Buenos Aires. Gesuita. Sudamericano. Colto ma semplice. Carismatico. Paterno. Duro e deciso nella sua nuova azione pastorale per dare vita alla “chiesa in uscita”. Senza la mantella rossa del potere. Con un nome che era un programma chiaro fin dal primo giorno. Una semplice croce d’argento. una novità senza precedenti per il suo stile, per alcune decisioni di rottura (tra cui la stessa scelta del nome e quella di non vivere nel Palazzo apostolico), per le sue parole e il suo rapporto privilegiato con i poveri e i più fragili. All’inizio non l’hanno visto arrivare. Alla vigilia del Conclave del 2013, il nome di Bergoglio veniva scartato. Il primo a pronunciarlo era stato nel Conclave del 2005 il cardinale Carlo Maria Martini, in alternativa al candidato dei conservatori, Joseph Ratzinger. In un frangente di crisi della Chiesa tragicamente in declino, dopo le dimissioni di Benedetto XVI il suo nome giunse come un salvatore. La chiesa era in un abisso. Errori clamorosi del “pastore tedesco”. Scandali. Traditori. Cardinali corrotti che sembravano impuniti. Una crisi che sembrava essere diventata una condizione permanente in Vaticano. . Solo grazie al “Vescovo della gente” in questi anni di Francesco si è avuta spesso la netta sensazione di vivere una primavera della Chiesa. Si è sviluppato un rapporto nuovo tra il Papa e tante persone che, ascoltandolo, si ritrovano popolo. D'altra parte, non sono mancati i critici di questo pontificato, alcuni dei quali hanno espresso obiezioni che appaiono quelle di chi resiste al cambiamento proposto da Francesco, cioè la "conversione pastorale", rifuggire la mondanità spirituale e “uscire”. Non tutti, insomma, hanno amato la Chiesa in uscita. La chiesa di Francesco. Ma il mondo intero è stato favorevole all'opera del Papa della pace. E’ indubbio che negli anni si siano allargati i settori che si ritrovavano nelle sue decisioni di governo. Nell'incontro della chiesa con la gente. Con le riforme e le aperture che ha introdotto. Con una profonda riforma della Curia romana e della Chiesa cattolica mondiale. Sui cambiamenti decisivi del ruolo delle donne nella Chiesa, sul matrimonio, la democrazia e via dicendo. Francesco è anche il primo Papa ad avere incontrato un patriarca ortodosso russo, Kirill, il primo ad avere siglato un accordo bilaterale con la Cina dopo la rivoluzione comunista di Mao Tse-tung, il primo ad avere nominato una donna a capo di un dicastero vaticano. Ha riformato in profondità le finanze vaticane, ha ridisegnato l’organigramma vaticano e, a differenza dei suoi predecessori, ha insistito su questioni come le diseguaglianze economiche, l’accoglienza dei migranti e il cambiamento climatico. Con Francesco che ha spiegato più volte che il suo metodo “è quello di aprire processi”. Mentre il Papa appariva, sempre di più, come l'unico leader a livello mondiale in grado di prendere per mano un mondo sballottato da gravissime crisi. In forza delle parole e delle immagini, veicolate in tutto il mondo, del marzo 2020, quando il Papa si ritrovò solo, in preghiera per il mondò colpito dalla pandemia, a piazza San Pietro restano uno dei momenti più significativi della storia di questi primi vent'anni del XXI secolo. Francesco è stato il Papa più grande della storia . Un grande Papa che ha parlato del Vangelo senza aggiunte, ha messo i poveri e gli ultimi al centro che ha proposto ai giovani senza remore una vita dove “c'è più gioia nel dare che nel ricevere”. Che in ogni dove ha tracciato la geografia di un mondo fraterno e pacifico. In altre parole Francesco ha incarnato la tensione all'unità tra i popoli: una profezia tra Chiese in conflitto (come gli ortodossi), tra mondi che si ignorano o si combattono. Fermo fin dal primo giorno nella sua visione pastorale fondamentale: il superamento della globalizzazione dell'indifferenza per una globalizzazione umana e spirituale che dia un'anima a un mondo unificato solo da un punto di vista finanziario e mediatico, ma in realtà diviso e spietato. Francesco, proponendo una “Chiesa in uscita” ha tracciato per sempre il percorso di una comunità viva che non si identifica con una minoranza di nostalgici ma è portatrice della profezia del Vangelo che non può certo far contenti tutti e che sa mettere al centro del mondo globale le domande e le attese di coloro che invece ne sono ancora troppo spesso scartati. Perché - come lui spesso affermava - é dalla periferia che si capisce meglio il centro. Con questa visione sempre chiara, senza tentennamenti dedicando la sua vita tutta intera al servizio della sua chiesa ha consolidato l’amore dei fedeli per lui e ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Voleva tornare in Piazza San Pietro dal suo popolo e lo ha fatto. Voleva fare il papa fino all’ultimo minuto di vita e lo ha fatto. Oggi il mondo piange la scomparsa di Papa Francesco. Uno di famiglia. Ha ispirato milioni di persone, ben oltre la Chiesa cattolica, con la sua umiltà e il suo amore puro per i meno fortunati. Nulla, nella vicenda secolare della Chiesa e nelle nostre vite, sarà più come prima. Sappiamo già che l'eredità di Papa Francesco continuerà a guidarci tutti verso un mondo più giusto, pacifico e compassionevole. Addio Francesco.

Leo Nodari