Sabato 7 giugno dalle 9,30 all’Università di Teramo un autentico parterre de rois, tra cui il il prof Ronny Jeffè presidente della società psicanalitica italiana (Spi) - parte dell’International Psychoanalytical Association (IDA) fondata nel 1910 da Sigmund Freud e dell’European Federation of Psychoanalysis (EFP) sarà a Teramo per ricordare la storia della Psicoanalisi Italiana e del suo fondatore, Marco Levi Bianchini, Direttore del Manicomio di Teramo dal 1924 al 1931 . Proprio in quegli anni, la struttura fu formalmente riconosciuta come Ospedale Psichiatrico e, attraverso il riconoscimento di Sigmund Freud, proprio a Teramo venne idealmente posta la prima pietra della Società Psicoanalitica Italiana. Ricordiamo a tal proposito che la Società psicoanalitica italiana - già 10 anni fa festeggiò sempre a Teramo i suoi 90 anni di attività con un convegno internazionale sull’inconscio al quale parteciparono alcuni dei psicoanalisti più importanti d’Italia tra cui ricordiamo Adolfo Pazzagli per ricordare quale fosse in passato la situazione dell’alienato, a dir poco drammatica, e non solo perché chiunque poteva essere internato in assenza di una reale verifica sulla necessità del ricovero ma anche perché “l’ alienato” era sostanzialmente equiparato a un delinquente comune, tanto che nel 1930 venne addirittura previsto l’obbligo di registrare i ricoverati negli ospedali psichiatrici nel casellario giudiziale.Ma incontri prestigiosi come quello di Teramo aprono le porte a quello che un giorno sarà, o potrebbe essere, il futuro della nostra città: il recupero dell’Ospedale Psichiatrico di porta Melatina, l’immensa struttura di 32mila metri quadri intrisi di storia e di dolore chiuso nel 1998 e che da quasi trent’anni è in abbandono. Una piccola città che è nel degrado nel cuore della città. Che potrebbe cambiare il volto, l’economia e il futuro della nostra città. Un recupero annunciato nel gennaio del 2018. Partito con un masterplan di 35 milioni invocato da tempo, e da più parti, dell’edificio forse più identitario della città, finanziato dalla Regione per creare “la cittadella della cultura”. Un’idea che già dall’annuncio permetteva di respirare aria nuova poi usata anche per squallide polemiche politiche per restituire uno spazio prezioso ai cittadini, agli operatori della cultura, agli studenti e alle attività commerciali. Una Cittadella della Cultura sede di corsi di laurea, con l’Università che torna a mescolarsi con il centro del Capoluogo ora che veste abiti nuovi e sembra risorgere dopo anni di buio profondo quando nei luoghi principe della cultura e dell’educazione hanno trovato spazio personaggi a dir poco imbarazzanti, ma anche approfittatori e nuovi corvi che, sembrano, ora tornati negli angoli buiche meritano. L’ospedale psichiatrico Sant’Antonio Abate di Teramo è stato uno dei più grandi e importanti d’Italia. Fu aperto nel 1881, su proposta della Congregazione di Carità, all’interno dell’Ospizio di Sant’Antonio Abate, attivo già dal 1323 e situato nel centro cittadino; nei primi anni fu soprattutto un deposito per diseredati, ammalati, esclusi sociali. “Malati di miseria” Nel 1892, con l’arrivo del direttore Raffaele Roscioli, furono poste le basi per consentire all’asilo teramano di allinearsi alle nuove esigenze della scienza psichiatrica. Il lavoro degli ammalati, insieme alla capacità della Congregazione di Carità di richiamare a Teramo pazienti da altre province, contribuirono a trasformare il manicomio in una struttura di potere economico e amministrativo, tesa a inquadrare il processo di medicalizzazione della follia nell’ottica dei costi e dei profitti. Le due guerre mondiali rappresentarono degli eventi spartiacque: il manicomio Sant’Antonio Abate accolse numerosi soldati provenienti da tutta Italia e colpiti da alienazione mentale durante il servizio al fronte..Proprio nel cuore di vico dei Mosaici dove c’erano le domus romane con le pavimentazioni musive potrebbe ripartire questo sogno per la città che darebbe pregio storico alla Città di Teramo, che vivrebbe un momento di vera rivoluzione culturale oltre che di sviluppo economico. E’ noto che il nuovo Rettore sta finalmente lavorando ad un progetto per il recupero e la riqualificazione dell'ex-Manicomio come affermazione del forte valore identitario che il compendio edilizio riveste nell'assetto del centro storico e nella storia della città.In questo contesto, in considerazione della sua collocazione e della sua dimensione, il progetto assume una valenza strategica nell’ottica di rilancio e riqualificazione del ruolo del Centro Storico. Un momento culturale molto importante come quello che si terrà domani a Teramo, nell’aula tesi “Silvio Spaventa” dell’Università degli studi sarà certamente un ulteriore momento di spinta per riprendere in mano e mettere sul tavolo questo progetto. E’ Teramo che ne ha bisogno e lo chiede.
Leo Nodari