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ARBITROL'arbitro deve essere considerato come il ventitreesimo atleta in campo e, come tale va valutato oltre che sotto il profilo fisico anche sotto quello psicologico. Dell'arbitro di calcio molto si è detto ma troppo poco si è scritto. E' certamente il personaggio meno amato del gioco del calcio, anche se sicuramente è quello di di cui si parla di più. Non c'è partita senza che l'arbitro venga messo in discussione dai tifosi, dirigenti, giornalisti e giocatori. Così, paradossalmente il garante di un contratto tra le parti ( le regole del gioco ) diviene il protagonista più discusso dello spettacolo calcistico. Ma chi è l'arbitro, cosa lo spinge ad affrontare settimanalmente un ruolo così difficile? Quali sono le sue motivazioni ?. A queste domande tutti hanno cercato di dare una risposta, ma di fatto possiamo tranquillamente dire che poco è stato fatto per capire, fino in fondo, chi è quel signore con la divisa che la Domenica si infila tra ventidue giocatori in tenute sgargianti, al fine di far rispettare un regolamento di gioco?. L'impopolarità dell'arbitro nasce dal fatto che, sia gli atleti che i tifosi, lo vivono come un ostacolo al raggiungimento dell'obiettivo della vittoria. Il bisogno del successo porta l'atleta ma anche il tifoso a dimenticarsi che il risultato calcistico non può prescindere dal rispetto delle regole del gioco. L'arbitro come ruolo è un capo e come tale viene vissuto dagli atleti e diciamo anche dagli spettatori. La sua autorità si fonda su un'attribuzione che risponde ad esigenze organizzative e su una delega riconosciutagli dagli organi federali senza un preciso consenso da parte degli atleti. L'arbitro, quindi, non lo scelgono i giocatori nè tantomeno i tifosi è imposto. Ed è chiaro allora come possa essere accettato con fatica, come del resto lo sono tutte le norme imposte che ci precludono la libertà di scelta. Già il fatto di avere la divisa diversa lo fa apparire come un uomo solo al comando della gara. E' importante cercare di capire anche chi è la persona che indossa la divisa diversa dai giocatori. Ed è fondamentale iniziare a considerare l'arbitro come il ventitreesimo atleta in campo, analizzandone perciò tutti gli aspetti tecnici ed anche psicologici. Dal punto di vista psicologico è importante capire quali sono le motivazioni che spingono una persona verso l'attività arbitrale. In una ricerca effettuata sugli arbitri è emerso che, tra le motivazioni più forti, era presente il desiderio di emergere, di essere noti, di uscire dalla grigia routine di tutti i giorni. Come secondo veicolo motivazionale emergeva il desiderio di superare sentimenti d'insicurezza attraverso la notorietà, l'applauso della folla, l'autonomia delle decisioni, oggi accompagnate dall'aiuto del ( VAR )che è entrato nel linguaggio calcistico per indicare i due ufficiali di gara che collaborano con l'arbitro in campo, esaminando le situazioni dubbie della partita tramite l'ausilio dei filmati. Per quanto riguarda l'aspetto motivazionale è emerso che la motivazione più forte che ha spinto verso la scelta dell'arbitraggio è stata quella di poter fare sport ed attività motoria. Il secondo agente motivazionale, anche in ordine d'importanza, è stato il desiderio di poter viaggiare e conoscere posti nuovi. Al terzo posto la possibilità di fare conoscenze, al quarto un modo per impegnare il tempo libero, al quinto un modo per avere un ruolo importante, al sesto un mezzo per realizzarsi fuori dal lavoro, al settimo un mezzo per uscire dalla monotonia familiare. Un altro aspetto che bisogna considerare l'ansia ,in alcuni arbitri c'è sempre in ogni gara, altri solo in occasione di partite particolarmente impegnative.Le caratteristiche maggiormente da evidenziare in ordine di importanza è che un buon arbitro deve avere : la sicurezza in se stesso, seguita dalla tecnica, dalla preparazione atletica, l'aspetto fisico, la cultura personale. Un buon arbitro deve allenarsi nella misura di almeno 8 ore settimanali. Da questi dati emerge la figura di un arbitro motivato, innamorato dello sport e disponibile a conoscenze impartite dalla Sezione arbitri, ed apprendere tutto ciò che gli può consentire un miglioramento della prestazione. Su queste basi è necessario lavorare soprattutto con il fine preciso di umanizzare questo ruolo, rendendolo sempre più integrato nel complesso sistema del nostro calcio.Concludo in base alla mia esperienza i consigli per diventare un buon arbitro : Conoscenza dei diretti e dei doveri nell'ambito associativo, rispettare il Presidente e i consiglieri, conoscenza ed interpretazione del regolamento, capacità gestionale, visione d'insieme, non cercare consensi , crescere nel dissenso, vivere in gruppo per capire e agire in solitudine, capacità di gestione dei rapporti con i mass media, annullamento dei privilegi.