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ginguidolegnini

E finalmente, Gianguido parlò. Sia pure in ritardo, rispetto a quelli che sarebbero dovuti essere i tempi della reazione, è arrivata la risposta del Primo Cittadino a Teramo 3.0. Ed è errivata nel modo più plateale, letteralmente, davanti ad una platea, quella del Comunale, nell’incontro di chiusura della campagna elettorale di Giovanni Legnini. Ed è stata una risposta “alta”, quella che il Sindaco ha indirizzato alla lista della sua vicesindaca. Alle provocazioni stile ripicca tra imberbi, amplificate in cene dal clima che evoca conviviali da dopolavoro ministeriale, alle quali l’associazione guidata da Christian Francia (impiegato pubblico autodefinitosi “il dipendente migliore della Provincia”) ha affidato il pubblico lancio dell’appoggio ad un candidato della Lega, infatti, Gianguido D’Alberto ha risposto con una puntuale analisi del civismo.
L’abbiamo trascritta, parola per parola.
Leggetela, poi la commentiamo:

«Però attenzione, 3 lo sperimentiamo quotidianamente… il civismo è un concetto molto pericoloso, civismo non può significare trovare un luogo per il cosiddetto refugium peccatorum, non può essere il luogo del riciclaggio, civismo è un concetto alto, è un’opportunità, non può essere opportunismo, rivendicare il civismo non può significare che io posso fare quello che mi pare e che posso presentarmi con una forza e con la forza contraria, così non funziona, perché così si perde di credibilità e la credibilità è un percorso di politica che ci serve per ridare dignità alle nostre istituzioni».

Traduzione: non accetterò più alcuna “deviazione” della Lista Teramo 3.0 dalla linea della maggioranza di Centrosinistra, non tollererò che una lista della mia maggioranza faccia pubbliche manifestazioni di vicinanza a partiti della coalizione contraria. Quello che è accaduto con l’appoggio della vicesindaca alla Lega e al Candidato presidente Marsilio (che l’ha pubblicamente ringraziata) non è accettabile.

Appare più che evidente che, ormai, le strade di D’Alberto e della Lista Teramo 3.0 siano diverse e distanti. Sempre che siano mai state davvero le stesse. Urge un rimpasto, che ponga fine all’esperienza amministrativa della civica Teramo 3.0 nella Giunta di Centrosinistra e che porti in amministrazione qualcuno che dedichi il proprio tempo alla costruzione di un nuovo percorso, non alla ricerca di occasioni di visibilità che mortifichino i compagni di viaggio. Del resto, nomen omen, il destino era già nel nome: Teramo 3.0.
Tre sono gli esponenti in amministrazione (due consiglieri e un assessore/vicesindaco) e zero i buoni ricordi che lasceranno andandosene.

Però facciamo presto, questa città ha bisogno di altro.
Di un altro che sia diverso.
Di un altro che sia migliore.
Non sarà difficile trovarlo.