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ciammariconi.pinaIl “lascito” di Fagnano, quegli 80 e passa milioni di euro salutati da qualcuno come una donazione filantropica e non come una somma destinata dal Governo alla nostra comunità, sembra aver dato l’input decisivo alla realizzazione del discusso Ospedale unico.
Sul maxi project da 220.000 milioni di euro continuiamo a nutrire forti dubbi prima ancora di aver visto le carte. Ad alimentarli è uno sguardo sulla storia recente di questo genere di operazioni in ambito teramano. Ne citiamo appena 3: la realizzazione del Nuovo teatro in cambio di aree edificabili, il parcheggio di Piazza Dante e la costruzione del Nuovo Stadio e del centro commerciale.
Il primo project, che prevedeva anche l’alienazione dell’area del vecchio stadio, non andò mai in porto a causa di alcuni problemi giudiziari di una delle ditte esecutrici, ma già sulla carta aveva scontentato tutti, dai 5.000 teramani firmatari di una petizione-referendum per salvare il Comunale, agli ambientalisti preoccupati per l’eccesso di cubatura in prossimità del lungofiume.
Nel secondo caso, sappiamo bene come è finita: la realizzazione del parcheggio prevedeva che l’impresa restituisse alla città la storica Piazza Dante sistemata a verde attrezzato, ma i cittadini stanno ancora aspettando di vedere il primo filo d’erba.
La costruzione del nuovo stadio comunale e, come contropartita per la cordata di ditte appaltatrici, del centro commerciale, ha raggiunto i suoi obiettivi, con le due opere realizzate a tempo di record. Ha però dato una spinta decisiva alla desertificazione del centro storico, all’indebolimento delle sue capacità attrattive ed alla chiusura di tante attività commerciali in centro…
Sono questi esempi che ci fanno riflettere sul fatto che la finanza di progetto è un arma a doppio taglio. Se da un lato garantisce la costruzione di opere i cui importi sono diventati proibitivi per gli enti locali, dall’altro richiede contropartite i cui costi, non solo economici ma soprattutto sociali sono difficilmente quantificabili nel breve periodo.
Siamo quindi a priori contro questo genere di approcci? Assolutamente no. Ma non vorremmo neanche che venissero commessi clamorosi errori di valutazione. Vorremmo ad esempio capire se quella del nuovo polo ospedaliero è davvero l’ unica via percorribile. Se davvero il vecchio immobile non è adeguabile alla normativa sismica. Vorremmo vederci chiaro sulla fine che farà un complesso edilizio enorme e, per certi versi, storico. Ci piacerebbe conoscere le sorti del nuovo parcheggio, ancora non terminato ma che , in caso di smantellamento dell’ospedale diventerebbe inutile. Ci piacerebbe che si quantificassero i costi, economici e sociali dell’operazione, dato che i privati coinvolti nella realizzazione non lo farebbero certo per beneficenza. Ci chiediamo se non sarebbe il caso di investire le cifre ora disponibili nel miglioramento dei servizi piuttosto che in strutture enormi ma magari velleitarie, perché se per prenotare una visita nel nuovo e rutilante Ospedale Unico serviranno i soliti 6 mesi, davvero non capiremmo la logica dell’operazione.
In definitiva, prima di farsi prendere dai facili entusiasmi, vorremmo che i nostri amministratori, ciascuno per le proprie competenze, ragionassero sui “pro” ma anche sugli inevitabili “contro” che certe operazioni comportano.

Pina Ciammariconi Capogruppo M5S Consiglio comunale di Teramo