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La Betafence, multinazionale leader nella produzione di reti e recinzioni metalliche, ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Tortoreto ed il licenziamento di 155 lavoratori.
La sciagurata decisione, al di là delle ipocrite giustificazioni formali addotte, è frutto dell'odiosa scelta speculativa di delocalizzare la produzione in Polonia.
Nessuna motivazione di carattere economico, di mercato, di produzione, sostiene tale decisione, solo beceri, cinici, volgari calcoli finanziari, che hanno portato i vertici dell'azienda a decidere la chiusura della produzione ed il licenziamento di 155 lavoratori, con un'ulteriore drammatica ricaduta sull'indotto che gravitava attorno all'attività della Betafence e che assicurava lavoro almeno ad altri 150 lavoratori.
Un colpo alla tenuta economica, occupazione e sociale di un territorio, come quello teramano, già ampiamente colpito da altre precedenti chiusure di insediamenti produttivi. Basti pensare alla vicenda della ATR di Colonnella, che ha visto colpiti 150 lavoratori, rimasti senza stipendio.
Di fronte ad una situazione che sta mettendo in ginocchio un intero territorio, sconcerta il silenzio e l'assenza delle Istituzioni locali, a partire dalla Regione Abruzzo, che lascia consumare il dramma della chiusura di aziende, della perdita di lavoro di centinaia di uomini e donne, dell'impoverimento complessivo del tessuto economico e sociale di un intero territorio, con un lassismo colpevole ed insopportabile.
L'inettitudine dell'attuale Assessore regionale al Lavoro, Piero Fioretti, e del Presidente della Regione Abruzzo, Marsilio, la loro incapacità ad affrontare le situazioni di crisi aziendale ed occupazionale, rendono inevitabili le loro immediate dimissioni.
Ai lavoratori della Betafence, alle loro famiglie, va il totale sostegno e la piena solidarietà dei comunisti abruzzesi.
Il PCI d'Abruzzo è a fianco dei lavoratori in lotta per la difesa dei livelli occupazionali, contro logiche aziendali che per ragioni tutte speculative colpiscono con infamia i lavoratori e demolisce il diritto al lavoro così come sancito in Costituzione.
E' una battaglia non solo per la sacrosanta difesa dei posti di lavoro, ma anche per l'affermazione di politiche del lavoro e politiche aziendali che rimettano al centro i lavoratori ed tornino a valorizzare il lavoro come fondamento della Repubblica.

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