L’amministrazione comunale di Fano Adriano ha pensato bene di acquistare i locali dell’ex bar Aida, per un terzo di proprietà del sindaco, pagandoli SESSANTAMILA EURO.
Una scelta che solleva gravi interrogativi: perché investire fondi pubblici in un immobile parzialmente del primo cittadino, quando i due paesi gestiti dal Comune (Fano Adriano e Cerqueto) hanno ben altre priorità?Può un’amministrazione gettare letteralmente dalla finestra così tanti soldi?
L’operazione è stata giustificata con una mozione dal titolo “Recuperare i luoghi di socialità”,sostenuta da una petizione di pochi residenti, ma non esiste alcuna documentazione di ragionevolezza ed utilità dell’acquisto.
E’ il caso di far presente che per i cosiddetti “luoghi di socialità”, Fano Adriano, dove risiedono una sessantina di abitanti nei mesi invernali, dispone già di un bar, di due ristoranti ed un agriturismo nelle vicinanze, e soprattutto di una struttura emergenzialedenominata “Ostello”, recuperata con una spesa di un milione e seicentomila euro, con tanti spazi a disposizione ed idonei a qualsiasi tipo di ritrovo collettivo. Era necessaria quest’altra struttura? A Cerqueto, invece, mancano davvero spazi pubblici. Perché allora non investire lì?
Serviva creare a Fano un nuovo spazio che verosimilmente contribuirà a far diminuire l’afflusso verso gli esercizi commerciali attuali?
Un affare svantaggioso (e forse irregolare). La perizia comunale ammette infatti che i locali non potranno tornare a uso commerciale senza costosi interventi strutturali (problemi di altezze minime, ecc.). Significa che altri soldi pubblici dovranno essere spesi per renderli utilizzabili.
L'immobile, al momento della decisione di acquisto, non era agibile. La necessaria agibilità è stata dichiarata lo stesso giorno della perizia estimativa. Coincidenze? E la somma di 60.000,00 euro era già allocata nel bilancio di previsione 2024, prima ancora che la procedura di acquisizione fosse conclusa.
Ed è soprattutto grave non sia stata seguita una procedura ad evidenza pubblica, così come previsto dalla legge, che garantisse la trasparenza dell’operazione.
Invece:nessuna procedura trasparente (bandi, confronto sul mercato); possibile conflitto d’interessi (il sindaco è comproprietario); alternative non valutate (locali più idonei potevano essere acquistati altrove).
Al di là di considerazioni, comunque gravi, di carattere etico e di opportunità, la probabile mancata osservanza delle norme previste sugli appalti e sul conflitto di interesse, può essere anche un potenziale motivo di illegittimità dell’operazione stessa.
I consiglieri del gruppo consigliare di opposizione “Uniti per Cambiare”
Angelo Mastrodascio
Adina Di Cesare
Marco Pisciaroli