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Sei milioni di euro l’anno in Abruzzo, un milione e mezzo solo a Pescara. È quanto lo Stato incassa dai canoni delle concessioni balneari, soldi che – secondo Riccardo Padovano, presidente del Sib-Confcommercio Abruzzo e della Confcommercio Pescara – dovrebbero restare ai comuni.

“Le spiagge libere – spiega Padovano – sono ridotte a semplici cuscinetti tra un lido privato e l’altro, spesso inaccessibili e prive di servizi. I comuni non hanno risorse per gestirle, mentre cresce il gettito che lo Stato trattiene dai lidi privati”. Secondo le stime, nel 2025 le entrate nazionali dalle concessioni potrebbero toccare i 150 milioni di euro, con un incremento del 30% rispetto agli ultimi tre anni.1000217030.jpg

Padovano sottolinea che non è in discussione il pagamento dei canoni, che in alcune località prestigiose potrebbero anche essere aumentati, ma la destinazione delle somme: “È sbagliato che vadano al Governo centrale. Devono restare sul territorio, vincolati ai comuni, che potrebbero così garantire pulizia, accessi pubblici, servizi igienici e sicurezza sulle spiagge libere”.

Il presidente del Sib cita anche un dato del ministero delle Infrastrutture: il 33% delle spiagge italiane è in concessione. “La percezione – osserva – è che manchino spazi liberi, e quelli che ci sono sono spesso abbandonati o inaccessibili. Per i balneatori è un danno d’immagine avere lidi curati accanto a tratti di costa sporchi o degradati”.

La questione si lega a un nodo normativo irrisolto: il decreto legislativo sul federalismo demaniale del 2010, che prevedeva il trasferimento del demanio marittimo alle Regioni. “Un’incompiuta – commenta Padovano – perché manca solo un Dpcm mai firmato dal Governo. Se risulta difficile lasciare i canoni direttamente ai comuni, potrebbe essere la Regione a gestire i fondi e occuparsi dei tratti pubblici del litorale”.

Una proposta che arriva a margine di una stagione estiva altalenante: luglio con presenze in calo, agosto in ripresa. “Il bilancio definitivo è ancora da fare – conclude Padovano – ma resta l’urgenza di rivedere la gestione delle spiagge e di garantire decoro anche ai tratti liberi”.