La capigruppo di oggi ha deciso: niente cittadinanza onoraria per Aung San Suu Kyi. Una retromarcia improvvisa, che arriva dopo l’annuncio, appena dieci giorni fa, di un Consiglio comunale straordinario fissato per il 6 ottobre e dedicato proprio al conferimento del riconoscimento alla leader politica birmana. Un cambio di rotta che non è passato inosservato. Durissimo l’attacco del consigliere Franco Fracassa di Futuro In, che ha puntato il dito contro il sindaco: «Voleva solo prendersi una candidatura nazionale».
IL DIETROFRONT
Nella riunione di maggioranza l’indicazione è stata chiara: annullare il Consiglio straordinario e aprire “una più ampia riflessione” sulla figura della Nobel per la Pace del 1991. L’iniziativa era stata accolta inizialmente con entusiasmo, immaginando di accogliere – anche solo simbolicamente – una delle icone della resistenza non violenta degli anni ’90. All’epoca Suu Kyi rappresentava il coraggio civile contro la dittatura militare del Myanmar, guadagnandosi un riconoscimento internazionale che la rese un simbolo globale.
LE OMBRE SULLA LEADER
Ma la storia più recente ha offuscato quell’immagine. Durante la sua leadership civile, Aung San Suu Kyi ha difeso o giustificato le violazioni dei diritti umani perpetrate contro la minoranza rohingya, minimizzando massacri e deportazioni che le Nazioni Unite hanno classificato come crimini contro l’umanità.
Quel silenzio – che molti hanno definito complicità – le è costato la stima internazionale, tanto che il Parlamento canadese ha deciso all’unanimità di revocarle la cittadinanza onoraria, gesto che evidenzia la portata della frattura. Il Comune di Teramo, invece, era pronto a concedere l’onorificenza il 6 ottobre. Voleva, appunto. Ora non più.