



Si sono conclusi i lavori di miglioramento sismico e ristrutturazione funzionale del Castello Della Monica, restituito alla città dopo un articolato intervento finanziato con fondi complementari al PNRR per un importo complessivo di 1.863.816 euro, di cui 1,2 milioni destinati ai lavori. L’operazione ha interessato in modo esteso l’intero complesso monumentale, con interventi strutturali mirati al consolidamento delle torri, delle murature e delle parti più vulnerabili dell’edificio, accompagnati da un accurato recupero dell’aspetto storico-architettonico. In particolare, sulla Torre quadrata affacciata su viale Cavour sono state eliminate le strutture metalliche provvisorie, riparate le lesioni murarie e rinforzata la struttura, con il restauro degli infissi e la ricostruzione degli elementi originari ancora recuperabili. Importanti lavori hanno riguardato anche il fossato d’ingresso, la lanterna e la vela della torre circolare, il torrino al secondo piano e la scala a chiocciola, oggetto di consolidamenti, restauri e recupero delle finiture storiche. Più esteso il recupero funzionale del secondo e terzo piano, con il completamento delle finiture interne e la realizzazione degli impianti tecnologici, rendendo gli spazi pienamente fruibili e conformi agli standard di sicurezza. Completata inoltre la revisione delle coperture, delle gronde e dei pluviali, l’intervento ha restituito al Castello stabilità strutturale e nuove potenzialità d’uso. Da oggi (ore 16,30) l’edificio riapre al pubblico, tornando a essere un luogo centrale per la vita culturale cittadina.
E sempre da oggi il Castello Della Monica ospita la mostra “Spazio, tempo, limite: Free, free, set them free”, progetto espositivo e didattico realizzato dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo nell’ambito di A tutto DAMS 2025. L’esposizione propone una riflessione articolata sul tema della libertà, indagata attraverso linguaggi artistici diversi e letture plurali, in dialogo con la storia, lo spazio e l’identità del luogo che la accoglie. Il percorso si sviluppa sui diversi livelli del Castello, utilizzando l’architettura come parte integrante del racconto. Al piano terra emergono le “libertà originarie”, legate allo sguardo, alla scelta, all’identità e al corpo, con opere che affrontano il tema della formazione e della rottura, del silenzio e dell’ascolto. Il primo piano introduce libertà più complesse e mature, in cui il corpo diventa esperienza emotiva, sociale e rituale, mentre simbolo, colore e tradizione dialogano con l’astrazione e la contemporaneità. L’ultimo piano è dedicato alle “libertà negate” e alla vulnerabilità, con una riflessione radicale sul corpo nudo come esperienza vissuta e non idealizzata. La mostra mette in relazione artisti teramani di epoche diverse e autori non legati al territorio, creando un confronto tra passato e presente e valorizzando il dialogo con le collezioni civiche e universitarie. Ne emerge un laboratorio aperto, che invita il visitatore a interrogarsi su come si costruisce un’immagine, su come si riconosce l’Altro e su come l’arte possa ancora oggi interrogare il presente. Pensata come spazio flessibile e interdisciplinare, l’esposizione è destinata anche ad accogliere performance, musica, danza e teatro, rafforzando l’idea della libertà come pratica viva, esperienza in continuo movimento e ricerca che non si esaurisce in un unico significato.

