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È pronto a rimettersi in gioco per Palazzo di Città, questa volta fuori dagli schemi tradizionali. L’ex assessore comunale Valdo Di Bonaventura annuncia la volontà di correre di nuovo per il Comune di Teramo puntando su un terzo polo civico, lontano sia dal centrosinistra sia dagli attuali equilibri di maggioranza.

La rottura con l’amministrazione in carica viene rivendicata senza giri di parole. «Io stavo nel centrosinistra – spiega – ma sono stato esonerato dopo un anno, durante la seconda amministrazione. Il sindaco ha presentato la mia uscita il 25 marzo senza una motivazione reale. Quelle spiegazioni le sto ancora aspettando. Da allora, con questa amministrazione, non ho più nulla da condividere».

Una decisione che, a suo dire, sarebbe potuta diventare un addio definitivo alla politica locale. «Avrei anche lasciato – ammette – ma l’affetto smisurato e inaspettato dei cittadini teramani mi ha spinto a continuare». Da qui l’idea di costruire un progetto alternativo, basato su liste civiche e sul coinvolgimento dei partiti dell’area moderata, un percorso che l’ex assessore definisce «su una buona strada».

Il progetto ha già un nome simbolico: “Amore per la città”, che sarà anche il filo conduttore delle liste attualmente in fase di preparazione. Un amore che, secondo l’ex amministratore, manca oggi nella gestione quotidiana di Teramo.

Il bilancio dell’ultimo anno di governo cittadino viene definito «negativo». L’esempio emblematico è la Villa comunale: «È un patrimonio della città. Io l’avevo lasciata in condizioni discrete, dopo averla trovata in stato di abbandono. Oggi è tornata solo in parte a quello che era, ma con interventi minimi». Stessa sorte, secondo l’ex assessore, per altre aree verdi: «All’ingresso dell’Università avevo curato una piantumazione importante di lecci toscani e ulivi. Da oltre un anno non ci sono più. L’attenzione è stata minima».

Il confronto tra interventi diventa anche un metro politico: «La differenza tra impegno, competenza e amore si vede. Basta confrontare le aree fitness o i parchi giochi: dove c’è stata cura, come al Parco dei Tigli, il risultato si vede. Altrove no». Una critica che si allarga allo stato generale della città: «Ci sono zone in evidente abbandono, anche nei lavori pubblici più semplici, come gli asfalti. Si interviene a metà, si lasciano buche e pozzanghere. Manca attenzione, manca competenza».

All’ipotesi di un nuovo mini-rimpasto di giunta, l’ex assessore affida un consiglio diretto al sindaco D'Alberto: «Spero che tenga conto delle competenze e non solo degli accordi politici. Per fare l’assessore servono competenza, impegno e cuore. Se mancano questi tre elementi, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ci sono assessori che, di fatto, non esistono».

Intanto lo sguardo si allarga anche oltre Teramo. Nei giorni scorsi l’ex assessore è stato visto all’Aquila, a un incontro promosso da un assessore aquilano Onorato impegnato nella costruzione di un gruppo civico. «Seguire queste esperienze è naturale – spiega – così come ho partecipato anche a riunioni dei comitati di Ruffini. Mi riconosco in una politica di centro moderato. Non ho mai nascosto di essere un democristiano, sulla linea di Aldo Moro».

Un riferimento politico rivendicato con orgoglio, nonostante la rottura con la sinistra: «Dopo come sono stato trattato, cerco di andare per conto mio. Seguo con attenzione esperienze come quella di Ruffini, che ha già messo in campo cento comitati in tutta Italia. C’è bisogno di tornare alla politica vera, come arte nobile, attenta ai cittadini e ai luoghi».

Quanto al posizionamento del nascente terzo polo, la risposta è netta: «Non guarda né a destra né a sinistra. Guarda all’amore per la città. Vuol dire mettere insieme competenza, impegno, cuore e onestà. È da qui che Teramo deve ripartire».