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SirianocordoniDa alcuni anni nella nostra città è iniziato un dibattito sulla necessità di un Nuovo Ospedale per Teramo e la sua Provincia.
Comunque sia non si conoscono le ragioni che hanno portato all'inizio di tali riflessioni. Problemi di resistenza sismica? Non sono stati portati a conoscenza dei cittadini studi strutturali sugli attuali immobili presenti al Mazzini.
Problemi di posti letto? Nel corso degli anni il Mazzini ha visto ridursi il numero dei posti letto dai circa 1000 di alcuni anni fa agli attuali 460 posti letto. Nella programmazione di un Nuovo Ospedale di Teramo sono previsti 480 posti letto. Solo venti in più.
Nuove funzioni per il "vecchio Mazzini"? Si alimenta il dibattito con una nuova "casa o cittadella della salute". Con quali fondi? Con quali funzioni? A Teramo c'è già, seppur parzialmente, una "cittadella della salute". Casalena! Dove già sono ubicati servizi di prevenzione e sociali. Questi che fine faranno? Verranno portati nell'area del Mazzini? E quando? E poi di Casalena che faremo?
Comunque sia il dibattito è iniziato prima della pandemia e questa ha posto in evidenza la necessita di una sanità strutturata in forme diverse da quella ante covid19. Non più ospedalo-centrica, ma una sanità capillarizzata sul territorio armonizzata con l'ospedale di riferimento.
Inoltre il dibattito si è incentrato sul dualismo se fosse meglio ampliare e riqualificare l'esistente o se fosse meglio costruirne uno nuovo.
In questo secondo caso il dibattito si è focalizzato su varie ipotesi di localizzazione, alcune frutto di conoscenza del territorio, altre frutto di fantasia. Ma senza aver chiaro, senza porsi la domanda, a quale “modello” di sanità ambire.
È chiaro che qualunque sarà la soluzione, questa si ripercuoterá sul destino della città e del suo territorio.
Per questo motivo non è pensabile che una scelta di tal genere non debba essere frutto di un lavoro collettivo che contempli armonicamente l'urbanistica, l'architettura, i servizi territoriali, l'ospedale, i servizi alla salute e i cittadini.
È importante dare risposta ad alcune domande per affrontare armonicamente il problema e trovare una soluzione:
- è necessario adeguare alle esigenze del presente le strutture ospedaliere? Quali sono le attuali esigenze dei cittadini e quali saranno nel prossimo futuro? Non rischiamo di creare una struttura vecchia già in partenza? Che non sarà in grado di dare risposte alle nuove esigenze del futuro?
- Quali interrelazioni devono intercorrere fra servizi territoriali e strutture ospedaliere? Possono i servizi ospedalieri continuare a vivere di vita autonoma e distante e distaccati dal territorio? Pensando di essere autosufficienti e autoreferenziali?
- Lo spostamento dell'ospedale in un'area periferica creerebbe un ulteriore danno ambientale in termine di consumo di suolo?
- È realizzabile un adeguamento del vecchio Mazzini?
Lo spostamento dell'ospedale in un'area periferica porterebbe a una rivisitazione dei sistemi di trasporto (ulteriori aggravi di spese) e a una perdita del collegamento economico con il centro cittadino che verrebbe svuotato di una funzione cardine.
In altre città si sono colte occasioni riqualificando gli ospedali del centro città, avendo come concezione la centralità della persona e una sempre maggiore integrazione con il tessuto urbano, trasformando l'ospedale da struttura chiusa a elemento catalizzante di riqualificazione urbana.

Ad ultimo una semplice e quasi banale riflessione. A detta dei responsabili degli Enti, sembra che per il nuovo ospedale da costruire a piano d'Accio, sia necessaria una cifra pari a circa 240 milioni di euro, di cui 120 milioni di euro disponibili e 120 milioni da trovare con una finanza creativa.
Siamo a conoscenza che per l'adeguamento del Mazzini sia necessaria una cifra, più o meno, pari a 120 milioni di euro.
Allora perché non adeguare il Mazzini con i 120 milioni di euro disponibili e poi quando arriveranno i 120 milioni "creativi" non creare la cittadella della salute a Casalena? Avremmo un nuovo Ospedale e una nuova "cittadella della salute". Non avremmo consumato territorio e non avremmo indebitato le future generazioni.

Siriano Cordoni