La voce tremante di un ragazzo rompe il silenzio della sera. Poi un’altra, e un’altra ancora. Sono i maturandi del “ Delfico” di Teramo, radunati davanti al portone sbarrato del loro istituto sequestrato, che si stringono l’uno all’altro e intonano “Notte prima degli esami”, l’inno non scritto di ogni fine scolastica, ma questa volta carico di qualcosa di più grande. Di malinconia. Di rabbia. Di amore. La scuola è chiusa, sotto sequestro, evacuata in fretta e furia per gravi problemi strutturali e un ordine della Procura. Aule vuote, armadietti lasciati aperti, corridoi orfani di risate. Un intero pezzo di vita interrotto all’improvviso. Ma i ragazzi no, loro non si sono arresi al silenzio.Davanti al portone antico, i maturandi si sono ritrovati la sera prima del loro primo scritto. E poi hanno cantato. Con le lacrime agli occhi e il cuore pieno di sogni, come se quella canzone potesse rattoppare il vuoto di una scuola che non li ha potuti accompagnare fino in fondo.. Nessuno ha parlato di voti, di griglie, di valutazioni. Per una sera, la scuola è tornata viva. Anche senza i muri. Anche senza le aule. Domani, inizieranno le prove di maturità, sparsi in sedi provvisorie, nei corridoi di altre scuole, davanti cattedre che non conoscono. Ma stanotte, per un attimo, sono stati tutti di nuovo al Delfico. Uniti. Forti. Maturi nel senso più profondo della parola. Perché crescere, a volte, vuol dire anche imparare a resistere. E a cantare, quando il silenzio fa troppo rumore.