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3B734DF1 3EA0 474E 9928 636F452EC056Ho aspettato. Prima di scrivere di Lorenza Mastrilli, ho voluto aspettare che passasse l’onda dei - meritatissimi - complimenti per il suo “Nemmeno per un’ora” (ascoltalo qui), perché non volevo scrivere della Lorenza cantante. Non solo, almeno. Volevo scrivere di Lorenza... l’altra. Della giovane donna capace di attraversare la vita brandendo un’arma che molti credono di saper usare, ma pochissimi usano davvero: la joie de vivre. Sì, quella profondissima certezza del piccolo miracolo che è il nostro stesso esistere. Lorenza ha poco più di vent’anni e, come accade a chi si rende troppo visibile agli occhi degli dei, ha avuto la sua parte di dolori, ma ha saputo distillare da ognuno di quei dolori il valore opposto della gioia. 

Lorenza è un sorriso vivente, il contagioso diffondersi di un virus delizioso, che cambia e governa l’atmosfera che la circonda. È un attimo: lei arriva, e tutto cambia. In meglio. Poi canta, e tutto cambia ancora, perche quella che era la gioia del vederla, si fa emozione dell’ascoltarla. Un grande critico inglese, tanti anni fa, commentando un’esibizione dei Beatles scrisse “Gli dei della musica sono ciechi, danno il dono della voce a chi non se la merita”. Non è vero. Gli dei della musica ci vedono benissimo. Lo dimostrarono i Beatles... lo dimostra Lorenza. La sua non è “la voce di Lorenza”, ma una voce universale. Nel suo cantare c’è quella vibrazione di fondo che, da sempre, accompagna la storia della musica, quel senso di eternità dell’arte che concede ad alcuni - rarissimi - non solo il dono della voce, ma anche il talento del saperla rendere eterna. Quella di Lorenza è una “voce”, di quelle che non hanno un’epoca, ma che sono eterne per vocazione e per destino. Ascoltatela, concedetele di parlare alle vostre sensazioni più vere e profonde, lasciate che vi accarezzi l’anima. Poi, non potrete più farne a meno. Nemmeno per un’ora.