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Verso gli ultimi giorni del 2022 incrocio più volte sul web la notizia che la rivista Sight & Sound, pubblicazione mensile del British Film Institute, ha stilato la sua decennale classifica dei 100 film più belli della storia del cinema ponendo al primo posto un film del 1975, Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles (film completo : https://youtube.com/watch?v=yk5K5NYwLxM&si=EnSIkaIECMiOmarE) di Chantal Akerman (1950-2015), morta suicida a Parigi il 5 ottobre 2015.

La Akerman era nata a Bruxelles il 6 giugno del '50, ma del cinema belga, prima di questa notizia, conoscevo solo i magnifici fratelli Dardenne, pluripremiati.

Il film della Akerman ci porta per 3 ore, 21 minuti e 49 secondi dentro la vita (dentro l'appartamento) di Jeanne Dielman, giovane vedova con un figlio a carico, cresciuto bene ma ancora studente.

Per tutto il film, attraverso l'immobile macchina da presa della Akerman, entriamo nella routinaria vita della casalinga Jeanne, che cucina, pulisce e ordina la casa, aiuta i vicini tenendo il loro piccolo per qualche ora e, per arrotondare, si prostituisce ma una sola volta al giorno e sempre con uomini anonimi, insignificanti, impiegatizi, piccolo borghesi suoi clienti fissi.

Jeanne, appena accompagna il cliente alla porta, al quale ha dato in affitto senza partecipazione le sue carni, riceve puntualmente quanto pattuito – soldi che ripone abitualmente dentro un vaso di ceramica con coperchio che sta sul tavolo della sua ordinata sala da pranzo –, chiude la porta di casa e corre alla toilette, dove si spoglia e si butta nella vasca da bagno.

Tutto questo (non) succedere che accade nel film della Akerman scandisce tre giorni della vita di Jeanne, tutti racchiusi in quadri dove si muovono – pure poco – solo gli attori, e sempre con gesti minimi e calibrati, al limite della didascalia, come le rade battute di dialogo in sceneggiatura – ma affascinanti sono i campi lunghi che ci mostrano Jeanne nelle brevi ma quotidiane uscite di casa per le strade della città a comperare tutto quello di cui ha bisogno.

Jeanne, meticolosa, precisa, cucina, pulisce e ordina la casa, aiuta i vicini e si prostituisce, ma solo quando il figlio Sylvain non è in casa, nel pomeriggio, che è ancora a scuola; poi il terzo giorno prende delle grosse forbici dal cassetto sotto il tavolo della cucina e le lascia sul comò della sua stanza da letto.

Molti lamentano il primo posto conquistato dal film della povera Chantal Akerman perché forse frutto di un femminismo ormai imperante, dove le donne, di decade in decade, anche nel cinema, hanno raggiunto posti di rilievo prima completamente fuori dalle loro possibilità, fatto che, evidentemente, ha finito per bilanciare un mondo, come quello del cinema e dell'arte in genere, che è stato finora sicuramente maschilista e misogino.

Quindi è sicuramente utile passare 3 ore, 21 minuti e 49 secondi con Jeanne Dielman nel suo appartamento a quai du Commerce 23, Bruxelles.

MASSIMO RIDOLFI