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RollixEcco, se un ragazzo, un adolescente, oggi mi chiedesse chi sono gli Stones, gli risponderei ascolta il loro ultimo disco.

Sì, perché in HackneyDiamondssono riusciti a fare una esatta sintesi di sessantanni di carriera, sempre inclusivi, molto più fuori, in concerto, che chiusi in studio, scelta tutta in chiave americana che non gli ha affatto impedito di produrre degli album stupendi, come questultimo. E Mick Jagger, che è il vero manager del gruppo, a tirare la carretta, a rimettere sempre insieme i cocci, a trascinare fuori dalla droga Keith Richards, a togliere la bottiglia a Ronnie Wood (il più giovane), a raccogliere il messaggio di Charlie Watts, di non fermarsi, di continuare a rotolare sui palchi del mondo con gioia – questa, direi a questo ipotetico adolescente, è la formazione storica degli Stones:hanno suonato insieme e ininterrottamente per ben 47 anni, da quando Wood prese il posto di Mick Taylor, che nel 1974 decise di lasciare la band per dedicarsi alla sua infruttuosa carriera solista, il migliore chitarrista che abbia mai suonato con gli Stones e uno tra i più grandi di sempre, che nel 1969 Jagger scelse per sostituire lormai inaffidabile Brian Jones, che non voleva crescere ma rimanere una cover band, già prima che il 3 luglio 1969 affogasse strafatto di alcool e di droghe nella sua piscina, due giorni avantiche Taylor esordisse dal vivo con la band allo storico primo loro concerto aHyde Park: fu proprio la morte di Jones a inaugurare il famigerato Club 27.

HackneyDiamonds è un vero capolavoro, sfornato in due mesicirca, così, pronti via, come riescono a fare solo loro e Bob Dylan.

In questo disco, direi a questo ipotetico ragazzo o ragazza o quello che si sente di essere basta che ami la musica, cè tutto lo standard degli Stones, vale a dire la musica che li ha contraddistinti per decenni.

Già il primo singolo, Angry, uscito il 6 settembre scorso, testimoniava ampiamente tutto il percorso fatto finora. Poi confermato clamorosamente con il secondo singolo, SweetSoundsOfHeaven, uscito invece il 28 settembre, con una straordinaria Lady Gaga che duetta con Jagger (che eclissano la pur prestigiosae contemporanea presenza di StevieWonder – ben più incisivi i contributi di Elton John e Paul McCartney, rispettivamente in GetClose e BiteMy Head Off).

Il disco poi si chiude con uno straordinario blues, RollingStonesBlues, ovviamente, lorigine di tutto, passione che unisce Jagger e Richards da subito, che i due si conoscono da quando avevano 4 anni: erano vicini di casa in un quartiere proletario di Dartford30 km a sud di Londra, e giocavano sempre insieme. Un periodo della loro vita si persero di vista, scuole diverse, la famiglia Richards cambiò casa, ma la musica cera sempre nelle loro vite quando accadde che Richards rivide Jagger su un treno di pendolari con una pila di vinili in braccio che arrivavano direttamente dallAmerica, dalle rive estese del Mississippi: cosi successe che gli Stones cominciarono a suonare il miglior blues da questa parte dellAtlantico.

Ma il pezzo che preferisco di tutto il disco è una ballata, TellMeStraight, dove Jagger cede il microfono a Richards – conto a memoria, e non voglio mettermi a controllare, che questo è il terzo pezzo in un disco degli Stones, in sessantanni, cantato da solista da Richards: gli altri due sono YouGot the Silver, in LetItBleed(1969), e Happy, in Exile on Main St. (1972), per lo meno negli anni doro, braniimmancabili nella scaletta dei loro live. Ma i due hanno sempre scritto le canzoni insieme, Jagger i testi e Richards le musiche, che poi, di comune accordo, finivano e arrangiavano il pezzo.

Insomma, i giovani d’oggi attraverso HackneyDiamondshannodavvero la possibilità, oggi come allora, di scoprire la più grande band della storia del Rock nRoll;Rock nRoll che resta la più grande invenzione delluomo, di un uomo non a caso, che ha un nome e un cognome: Elvis Presley.

MASSIMO RIDOLFI

HackneyDiamonds, full album: https://bit.ly/46ctRun