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immigrati1 e1435069199166 1440x564 cUn'ora e meza dopo il primo comunicato, il Comune ci ripensa e corregge il tiro. Gli immigrati adesso non sono più 2500 ma solo 100. Ecco il testo del secondo comunicato. La Giunta comunale dice no al “decreto immigrazione e sicurezza” di Matteo Salvini. Con uno specifica atto, oggi, l’amministrazione ha deliberato di chiedere al Ministero dell’Interno e al Governo di «sospendere in via transitoria fino alla conclusione dell’iter parlamentare» gli effetti dell’applicazione del Decreto Legge Salvini e aprire un confronto con le città italiane per valutare le ricadute concrete del provvedimento in termini economici, sociali e di sicurezza dei territori.

La delibera afferma che con l’approvazione del Decreto saranno vanificati gli sforzi fatti per arrivare a una equilibrata distribuzione delle persone accolte su tutto il territorio regionale e il lavoro fatto dallo Sprar.
Nell’atto si ricorda che il Comune di Teramo ha messo in campo efficaci azioni volte all'implementazione di una solida e diffusa rete di accoglienza Sprar e a una distribuzione equa e sostenibile delle persone accolte.
In merito al Progetto Territoriale SPRAR il cui Ente Titolare è il Comune di Teramo, precisiamo quanto segue: 
il Progetto SPRAR di Teramo accoglie 100 uomini singoli. 
nel Progetto SPRAR di Teramo non è prevista l'accoglienza per i nuclei familiari, per MSNA e per soggetti vulnerabili. 
In merito a quest'ultima categoria, pur non prevedendo specifici posti per i vulnerabili, essendo la vulnerabilità una condizione fisica e/o psicologica che tende ad emergere o a manifestarsi anche in un periodo successivo all'arrivo presso lo SPRAR, in considerazione dei limitati posti ad hoc presenti a livello nazionale, il beneficiario portatore di specifiche esigenze psico-sanitarie resta comunque in accoglienza presso il Progetto. 
L’ANCI nazionale ha stimato in 280 milioni di Euro i costi amministrativi che ricadranno sui Servizi sanitari territoriali e dei comuni, in conseguenza delle previsioni del Decreto in questione, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale.